Pat Metheny e Unity Band al Parco della musica

ROMA – 12 luglio, cavea del Parco della Musica quasi al completo per il concerto della Unity Band guidata da Pat Metheny.

Tra i più famosi chitarristi jazz, è difficile non averlo ascoltato almeno nel commento musicale di un documentario. Ma Metheny è anche tra coloro che più incarnano una visione innovativa della “modern music” e, come tutti gli innovatori, ha diviso molti tra sostenitori e detrattori. Vorrei però segnalare un aspetto che mi è parso cogliere nel musicista e che forse ha notato anche chi lo ha incontrato o ascoltato nelle tante interviste. Metheny compare sulla scena jazzistica negli anni ’70. Un periodo che ha rappresentato una forte spinta musicale identitaria. Collabora con musicisti di estrazione anche molto diversa (Jaco Pastorius, Jony Mitchell), in un momento in cui uscirono molti dei dischi che fecero anche la storia del rock. Quella provenienza credo lo abbia reso portatore non inconsapevole e da un’ottica tutta jazzistica, dello spirito di libertà, cambiamento e innovazione musicale. Di quello spirito, piaccia o no, abbiamo bisogno oggi più che allora.

Chris Potter: originario di Chicago, ma jazzisticamente newyorkese. Molto tecnico, sperimentatore versatile e con una personalità musicale molto spiccata. Forse uno dei migliori sassofonisti viventi assieme a Kenny Garrett. Ottimo nel live anche col clarinetto basso; sorprendente col soprano all’unisono col guitarsynth di Metheny; meno piacevole col flauto traverso ma per la scelta del brano e non per le indiscutibili capacità tecniche. Potter è il comprimario assoluto della Unity Band ed è forse il più interessante anche perché non lo si ascolta spesso in Italia. Ben Williams: giovane contrabbassista ma con un pedigree da brivido. Vanta collaborazioni che vanno da Wynton Marsalis a Terence Blanchard ed esperienze musicali molto diverse (hip-hop, Rock, Musica Classica). Brioso fresco e armonicamente solido nell’accompagnamento, quanto piacevole e melodico nei pochi ma significativi assoli della serata. Non è un caso che Antonio Sanchez sia il motore ritmico anche del Pat Metheny Group. Batterista fenomenale e tecnicamente “adattabile” anche alle situazioni contemporary jazz che Unity Band ha proposto al Parco della Musica. E Metheny? Ha suonato come sempre senza risparmiarsi, senza cedimenti tecnici e letteralmente circondato dall’elettronica. Bella l’intro con la Picasso guitar, anche se non era proprio una novità musicale. Impeccabili gli accompagnamenti della band con la chitarra classica e assoli stellari anche sui brani prodotti dall’orchestrion.
Il live della Unity Band è sicuramente più accattivante dell’album omonimo … e se leggete questo articolo in tempo il 17 luglio c’è l’ultima data italiana.

Condividi sui social

Articoli correlati