Cracovia, capitale Europea della Musica Barocca. Intervista a Jan Tomasz Adamus

CRACOVIA – Si chiama Jan Tomasz Adamus, da cinque anni è il direttore generale e artistico  del coro e dell’orchestra della Capella Cracoviensis, simbolo della cultura della città di Cracovia, qui troviamo riuniti i migliori musicisti polacchi specializzati nell’interpretazione della musica antica e barocca, che fanno rivivere  le tradizioni musicali della regione e dei capolavori del repertorio  musicale storico internazionale, come le opere di Amadeus Mozart o di Georg Friedrich Handel.

In questa settimana di Pasqua l’antica capitale polacca ospita il Festival Mysteria Pascalia, appuntamento annuale  di musica religiosa e sacra, che attira melomani da tutta Europa. I grandi nomi della musica antica  tutti insieme come  non si trovano in nessun altro luogo nel mondo! Ogni concerto rispecchia le caratteristiche salienti di ogni giorno della Settimana Santa. Jan Tomasz Adamus affronta spesso opere complesse, che ci fanno riflettere sulla perfezione dell’assoluto, soprattutto nei  concerti  di musica sacra dei grandi maestri del Rinascimento. Ad aprile e maggio è  atteso a Cracovia  il ciclo di Grandi Oratori di Haydn – The Creation, il ritorno di Tobia e The Seasons. Jan Tomasz Adamus è anche un apprezzato organista, con una straordinaria gentilezza ci ha raccontato del suo amore per la musica facendo emergere una personalità energica dal piglio autoritario, che solo con i suoi gesti fa nascere ordine e disciplina e lascia intravedere un aspetto malinconico e spirituale. La sensazione, incontrandolo, è stata di un continuo alternarsi di disciplina e sensibilità.

Maestro Lei fa rivivere oggi le musiche tradizionali della Polonia e ci trasporta in un mondo antico con la musica barocca, cosa rappresenta per lei questa musica?  
È difficile rispondere a queste domande in poche parole. Le opere d’arte si dividono in due categorie: quelle sublimi e quelle meno riuscite. Le migliori superano la prova del tempo e diventano universali, le meno riuscite o meno universali spesso richiedono spiegazioni. Cerco di concentrarmi sul repertorio migliore,  perché la vita è troppo breve. La musica di ogni epoca e di ogni genere ha sempre lo stesso scopo: quello di comunicare emozioni. Così come nella comunicazione verbale, si tratta in primo luogo di trasmettere contenuti. Ma non è la stessa cosa in lingue diverse, ci sono lingue che esprimono meglio di altre elevati sentimenti.

In questa settimana di Pasqua Cracovia ospita il Festival Mysteria Pascalia, ma durante tutto l’anno in città sono moltissimi i concerti sacri. Il repertorio di musica religiosa è molto vasto se le chiedessimo delle indicazioni cosa ci  suggerirebbe ?
 Adoro la melodia gregoriana Ave Maris Stella di Gorczycki, il madrigale religioso Dulcis Amor Jesu di Pękiel, il concerto spirituale Triumphalis dies di Mielczewski… Nell’ultimo periodo la Capella Cracoviensis ha presentato queste opere in numerosi concerti. Questo repertorio è raramente eseguito nelle stagioni concertistiche, perché richiede dagli esecutori competenze specialistiche e una grande apertura da parte degli organizzatori. Sono pochi quelli che hanno il coraggio di organizzare  un concerto con un repertorio poco noto.

Lei ha affermato che è importante che  i musicisti suonino su strumenti antichi …
Oggi è l’unica via possibile. È qui che ci ha condotto la storia dell’esecuzione moderna. Non si può far finta che questa tendenza non ci sia, non ci si può neppure opporre. Il fatto che oggi la musica contemporanea sia eseguita su strumenti moderni e la musica antica su quelli antichi è una conquista della cultura europea. Essa ci ha spalancato suoni nuovi e antichi, colori, emozioni.

Lei ha diretto concerti e opere anche di altre differenti epoche? Quali preferisce? Un concerto o un’opera in particolare è nel suo cuore?
C’è così tanta musica di qualità che mi è veramente difficile indicare un’epoca precisa, un genere o un compositore. Naturalmente su tutto regna il canto, dunque l’opera, il lied romantico, la musica vocale da camera, ma anche la polifonia rinascimentale. Dall’altro lato le sinfonie del primo romanticismo, Arnold Schönberg, Richard Strauss, Arvo Pärt.

Ci sono dei compositori ai quali si sente più legato e in sintonia, Mozart? Chopin? Beethoven, Vivaldi, Mahler e perché?
Mozart sempre, Chopin sempre, Beethoven sempre, Vivaldi sempre, Mahler sempre. Ma ci sono anche altri compositori: Mieczysław Karłowicz, Robert Parsons, Marin Marais. Come la maggior parte delle persone nella musica ricerco il piacere, la bellezza, la sensualità, la purificazione. Per contro rifuggo l’ideologia, pertanto non divido la musica in profana, religiosa, nazionale. Capella Cracoviensis realizza una politica di repertorio molto semplice: da un lato richiamiamo regolarmente capolavori, dall’altra esploriamo senza compromessi un repertorio  che possiamo definire terra incognita.

Tra le tante opere da Lei dirette è stata molto apprezzata dal pubblico e critici Le Nozze di Figaro, cosa  ha rappresentato per Lei  interpretare questa opera?
Intense emozioni. Le nozze di Figaro sono un capolavoro emozionante. Chi non conosce questa musica è un barbaro.

Lei è anche un apprezzato organista e nella sua biografia, si legge che ha inciso dischi che documentano il suono di organi storici ce ne parla?
Ho inciso un disco con musica del XVII e XVIII sec. eseguita sull’organo della famosa chiesa della pace di Świdnica. È questa una chiesa evangelica barocca, tutta in legno, per dimensioni e atmosfera simile a un teatro d’opera. Il secondo cd conteneva musica del XIX e XX sec. L’ho inciso nella chiesa evangelica di Jelenia Góra-Cieplice su un organo Heinze dell’inizio del XX sec.

Prima abbiamo parlato di musica barocca, religiosa, ma la musica in generale cosa rappresenta per Lei?
La musica è una trasformazione della realtà, non è il suo riflesso. In altre parole la musica è astratta ed è importante per me solo nella misura in cui è assoluta, universale. Se ad es. non può funzionare indipendentemente dal testo, la considero musica d’uso, musica ideologica.

Quando ha iniziato a studiare musica e quali caratteristiche deve avere un direttore d’orchestra?
Ho cominciato a studiare pianoforte all’età di sei anni. Poi sono stato affascinato dall’organo, dalla musica vocale, dal fenomeno dell’orchestra intesa come quella situazione, nella quale un gruppo di persone sedute insieme dà vita a una bellezza astratta. Per quanto riguarda i direttori è necessario un complesso di qualità. Alcune dominano, altre sono meno percepibili. Alcuni si concentrano sulla musica, altri fanno più attenzione alla capigliatura rigogliosa e alla sciarpa rossa.

E’ più importante la passione o la tecnica nell’esecuzione?
Tutti e due gli elementi sono più che importanti. E la proporzione non è 50% + 50%, bensì 100% + 100%!!!

Come si trova nel ruolo di Direttore generale e artistico della Capella Cracoviensis e quali pogetti ha in mente…
La circostanza che io rivesta due funzioni mi permette di prendere decisioni di repertorio e di personale che altrimenti non sarebbero probabilmente possibili. Grazie al fatto che  spetti  a me l’ultima parola nelle questioni finanziarie, il nostro programma è uno dei più interessanti che ci si possa immaginare. D’altro canto la libertà nelle decisioni che riguardano il personale ha permesso al nostro coro di diventare nell’ultimo periodo un ensemble con un colore, una freschezza di timbro e un ritmo di lavoro del tutto eccezionali. I direttori ospiti sembrano essere completamente scioccati da questa situazione. Purtroppo la maggior parte dei cittadini europei continua a pensare che in Polonia abitino gli orsi bianchi.

In questo momento qual è il suo rapporto con i musicisti? E’ severo o indulgente? Si sente capito?
Non saprei giudicare. I musicisti hanno svariate aspettative. Alcuni amano il rischio, altri la tranquillità. Non potrei fare nulla se ci pensassi troppo spesso! Indubbiamente però la Capella Cracoviensis negli ultimi tempi è divenuta un punto molto importante sulla mappa musicale europea. I nostri collaboratori vengono da Milano, Parigi, Londra, Barcellona, Amsterdam, Vienna, Colonia, Berlino. Di conseguenza l’ensemble entra a far parte del paesaggio musicale internazionale in maniera così decisa che ciò non può che essere fonte di soddisfazione. Capella Cracoviensis richiede a ciascuno elasticità e versatilità, anche se l’orientamento sulla musica antica sembrerebbe suggerire piuttosto specializzazione.

Che cosa prova prima di salire sul palcoscenico?
Mi concentro così tanto sulla musica, che non c’è più spazio per la paura.

Il momento più bello della sua carriera?
Adoro quando il pubblico applaude spontaneamente al cantante, mentre l’orchestra sta ancora suonando. Ciò accade sempre più spesso, quindi sono felice.

Lei ha diretto all’estero e In Italia? Quali sono le sue impressioni sul nostro Paese rispetto a questo particolare momento storico?
Per me l’Italia è sempre l’incontro con la grande cultura e con la culla della musica. Ogni mia visita in Italia è fonte di grande ispirazione ed estremamente istruttiva. È difficile capire la musica, se non se ne conosce il contesto. È necessario ad es. visitare le architetture, per le quali venivano scritte le opere che ci interessano. Esistono inoltre miracoli come l’organo della chiesa di S. Petronio a Bologna. Vale la pena di ascoltarlo almeno una volta nella vita!

 Un’ opera di grande dimensione esecutiva, che si ispira ai testi biblici, Israele in Egitto di Hansel  sarà uno dei suoi prossimi  imminenti  impegni, come si prepara ad affrontare e dirigere  questo importante evento musicale?
Ogni concerto ha la stessa importanza per me. Ogni concerto è un costante lavoro di  preparazione di  quello successivo. Ma senza dubbio  siamo  molto contenti di aver possibilità di cimentarci in un ciclo di grande fama, ed eseguire una musica così bella. Abbiamo iniziato le prove con alcuni solisti da alcuni mesi. Ci aspetta una serata splendida!

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