Poesia. Alejandro Murguia: “Tutti i cittadini sono poeti”

ROMA – Alejandro Murguia, detto “El Gato”  è il nuovo poeta laureato della città di San Francisco dopo Lawrence Ferlinghetti, Jack Hirschman e Diane Di Prima, due volte vincitore dell’American Book Award. Fondatore del Mission District Cultural Center.

All’isola tiberina, in atmosfere, fortemente scenografiche e felliniane, la scrittrice Olga Campofreda presenta al pubblico il chicano Alejandro, anch’esso beat e amico dei grandi poeti di quella “generation”: “Mi accusano di essere un poeta. La poesia è pericolosa, è profezia.” Lo è, perché racconta di noi, di noi cittadini del mondo, come ama definirsi.
In un omaggio nazional popolare alla poesia di Roque Dalton, il poeta in una diegesi tutta personale ci racconta dei suoi versi. Olga Campofreda gli chiede: “Quanto la poesia incide politicamente sulla compagine sociale, in particolare a San Francisco, dove il tuo verso si fa più concreto, più pratico. Che cosa significa essere poeta in una S.Francisco che sembra soccombere al mito commerciale?  Cosa è cambiato in poesia dopo la beat generation?
Alejandro risponde: “Tutti i cittadini di S Francisco, dal più piccolo al più anziano è poeta, finché non viene dimostrato il contrario. E’ sicuramente anche in questa città, Roma, tutti i cittadini sono poeti”.
Mi soffermo sui versi di El Gato, tradotti da Olga Campofreda, dal titolo “L’Occhio del Poeta” per Bob Kaufmann.
“Lamine di ferro ondulate
Sono stampate sulla tua fronte
Due penny i tuoi occhi, che tintinnano
Nella ciotola di un cieco/ un tempo era
Il Beat affilato della scena dei party da appartamento, a New York/ poi
È stata Tangeri/ schiavitù bianca e sogni di anfetamine/neve d’agosto/jazz
Jazz nel piatto della colazione/ e riff da galeotti impressi da rasoi argentati/ qualcuno colto con le mani nel sacco e definito poi Principe della Poesia/Rimbaud oscuro che naviga su una zattera di bamboo verso l’esilio e il silenzio/ un piccolo Buddha appollaiato sulla tua spalla
Che soffia requiem in un sassofono lungo la costa del Nilo”.

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