Intervista a Olga Campofreda: “Il poeta laureato lavora nelle scuole”

ROMA – Sono giunta al reading di poesia su invito di Olga Campofreda,  scrittrice beat. Con Olga l’evento culturale è garantito. Dai suoi esordi, col racconto “Dove sei Charlie?” –  una storia di poesia e rock and roll a Il caso e il vento, nato dalla collaborazione con l’editrice poetessa Sandra Giuliani, per giungere alla raccolta di racconti “Sporche storie di Rock and Roll” , a cui segue “La Confraternita di Elvis” , giungiamo al suo ultimo  reportage narrativo:“Caffè Triste” nato da incontri chiave avvenuti nella sua vita, quale quello con Lawrence Ferlinghetti.

Da questa esperienza Olga si è fatta promotrice di una poesia come uno “spettacolo di musica rock” ed é lei che ha contattato Alejandro Murguia, il grande poeta laureato. Ecco cosa dice ai lettori di Dazebao.

D. “Dopo Ferlinghetti, quale missione investe il nuovo poeta di S Francisco?
O. C Il post Ferlinghetti è uno strano luogo in cui sostare. Da una parte c’è uno stagno, che un tempo era un lago frequentato e circondato di fiori di ogni specie, dall’altra c’è un sentiero totalmente inesplorato. Mi riferisco in parole povere allo stereotipo della Poesia Beat e alla nuova frontiera raggiunta dalla poesia contemporanea nella città di San Francisco, che troppo spesso soccombe a un mito ingombrante come quello del Beat, tutt’oggi di grande fortuna commerciale. La missione di ogni Poeta Laureato è quello di promuovere la poesia nell’arco degli anni previsti dalla carica. Ci sono festival da organizzare, uno in particolare, di respiro internazionale, si svolge a San Francisco ogni due anni (il prossimo sarà nel 2014), ma il lavoro più importante e continuativo è quello che si fa con i giovani studenti, nelle scuole. A sedici anni siamo stati tutti poeti, pessimi poeti d’amore, il più delle volte, ma tutti più vicini alla poesia più ancora che alla narrativa. Questa cosa poi si perde, almeno in Italia, senza avere la possibilità di approfondire gli strumenti che rendono un semplice sfogo una vera e propria opera poetica. Il lavoro nelle scuole, per quanto mi ha raccontato Alejandro, si concentra soprattutto su questo tipo di ‘salto’.

D.Come hai contattato Murguia?
 O. C. – In realtà è stato Jack Hirschman a contattare me per dirmi che il suo “successore” sarebbe arrivato in Europa per un reading alla Shakespeare & co. di Parigi. Quando Hirschman è stato a Roma l’ultima volta mi sono fatta in quattro per farlo conoscere a quante più persone possibile, si può dire che tutto è cominciato da lì. Jack Hirschman è una vera rock star della performance poetica, con lui ho avuto l’idea che la poesia sarebbe stata recepita meglio se fosse stata presentata come si fa con le rock band. Il mondo non è più abituato ai bisbigli e alla contemplazione. È giusto rendere più esplicita l’energia nascosta tra le pagine di un libro di versi. Avevo già conosciuto Alejandro Murguia durante il mio viaggio a San Francisco, aveva letto insieme ad altri poeti in una libreria di North Beach. Mi ha stupito rivederlo stasera, non immaginavo che sarebbe stato così potente, oltretutto recitando ogni minimo verso a memoria. Incredibile.

D. Il premio di cui è stato insignito prevede un compenso di 35.000 $ da investire nella promozione culturale delle opere. Lo rivedremo in Italia?
O. C. – Non è da escludere. Il mio sogno è di presentare a qualche editore la traduzione delle sue poesie insieme ad altre dei nuovi poeti di San Francisco. Potrebbe essere un’ottima occasione, per esempio.

D. Cosa manca all’editoria italiana rispetto a quella americana, che riconosce con premi come questo un valore al poeta?
O.C. – Non si tratta di questioni legate all’editoria, quanto alle istituzioni. Evidentemente la città di San Francisco valorizza la poesia come fosse uno dei suoi monumenti e opera per la sua manutenzione, in quanto parte di un’identità non solo culturale ma fisica, architettonica, possiamo dire. La cosa che mi ha stupito tuttavia è stata la scarsa comunicazione che c’è tra le istituzioni americane e quelle italiane quando accadono eventi come quello di stasera: un Poeta Laureato in visita a Roma non è cosa di tutti i giorni, andrebbe valorizzata di più. D’altra parte è proprio la spontaneità con cui eventi come questi avvengono che risponde alla libertà di cui un certo tipo di poesia si fa portavoce.

D. Dopo questa esperienza, quali sono state le tue emozioni? Hai già dei progetti?
O.C. Come al solito ogni volta che riesco a promuovere un grande poeta l’emozione e la soddisfazione sono tante. È bello vedere avvicinarsi alla poesia in eventi come questi tante persone che altrimenti non avrebbero mai aperto un libro di versi, per pregiudizio o gusto personale. Il mio desiderio è di riuscire a creare un vero e proprio festival di poesia come fu quello grande del 1979, a Castelporziano. In quell’occasione c’erano Allen Ginsberg, Ferlinghetti e tantissimi altri grandi nomi internazionali accanto a importanti poeti dei nostri, come Dario Bellezza. Rifare la stessa cosa (magari con un palco un po’ più solido) con poeti contemporanei sarebbe meraviglioso. Per adesso sto traducendo Murguia e alcune delle poesie di un altro grande erede della beat, Neeli Cherkovski.

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