Vini D.C.P.D: Denominare le Correnti del Partito Democratico

Oggi al bar c’è un agente di vini. Si beve gratis. Farà degustare i prodotti che rappresenta al proprietario e a tutti i clienti. Io e Tonino siamo al solito tavolo, è il momento giusto per farci una chiacchierata sulle correnti del Pd.

Quest’uomo è vestito bene, ha la giacca color fumo di Londra e la camicia bianca, ha pochi capelli, ma impomatati. Si mostra subito un gran narratore, un sommelier da televendite. Usa paroloni per impreziosire ogni bicchiere, lavora come quei critici che provano a rifilarti quadri improbabili per capolavori da museo. Allora io ed il vecchio decidiamo di non ascoltare le sue presentazioni, di farci riempire i bicchieri e di commentarceli da soli.
Il vino è come un Partito, è un mondo più vasto del suo vigneto. E’ un concetto che significa tanto, ma può non significare niente. E’ una specie di categoria che contiene tante sottocategorie. Il bianco, il rosé, il rosso, le bollicine…
Iniziamo proprio da queste accompagnate da olive e salatini.
“Tonino chi è così raffinato nel Pd da essere accostato a questo Prosecco di Conegliano?”.
“Sarà che a me ste cose da giovani nun me vanno proprio giù. Che me ritornano pe’ tutta ‘a nottata. Sarà che ‘sta moda de annassene a ‘fa n’aperitivo e sartà la cena me fa rosicà. Pe’ me sta roba è renziana. E te la dice tutta, lui è toscano, doveva esse l’omo der Chianti…”
La corrente del sindaco di Firenze è una new entry e visto il consenso del suo leader è in continua ascesa. Conta in tutto più di sessanta esponenti tra deputati e senatori, il 13% dei parlamentari piddini. Una cinquantina sono dichiarati, una decina sono aggregati e poi c’è una lista difficilmente quantificabile di persone pronte a salire sul carro del vincitore in qualsiasi momento. I renziani sono la terza forza del Pd.
Mi rivolgo a Tonino.
“Il prosecco è molto buono, piace a tutti.”
“E’ roba da ricchi, da Liberal, come se dice..”.
Questa corrente è di ispirazione centrista. Stretta attorno a Matteo, lo vuole Premier alla Blair. E’ d’accordo con la Lettera della Bce, a favore della logica attuata da Monti per la riforma delle pensioni, sostiene l’idea di un Partito all’americana, come anticipò Veltroni. Oggi è rappresentata dal ministro Delrio all’interno del Governo Letta.
Proseguiamo con l’apertura di una bottiglia di Trebbiano d’Abbruzzo. Un bianco leggero.
Tonino detesta tutto ciò che non sia rosso.
“E’ acqua! E’ sempre Dc!”.
“Vecchio, potremmo dire che è roba da Areadem”.
“Sì, è quarcosa de simile a Franceschini. Scommetto che te piace!”
“Io non sono esperto di vini, diciamo che sta bene con tutto, il Trebbiano…”
L’Areadem è un blocco complesso, ma incisivo nelle scelte del Pd. Da molti è accusato di aver fatto il doppio gioco pesando sulle svolte impopolari dell’ultimo periodo (dall’elezione di Napolitano al Governissimo). Raccoglie diverse sottocorrenti. Dalla principale, i franceschiniani (exdemocristiani), ai fassiniani (exdiessini che non appoggiarono Bersani alle Primarie del 2009) e ai Semplicemente Democratici della Serracchiani, di Cofferati e di Sassoli. L’Areadem è la seconda forza del Partito, conta più di cento parlamentari, il 23% degli eletti. Fino a poco fa collaborava con i Bersaniani, ne condivideva la posizione sulla giustizia, contraria alle legge ad personam, e l’idea di un partito che detti le linee politiche all’interno della sua coalizione, evitando che gli alleati minori prendano iniziative parlamentari che siano fuori dagli accordi stipulati nella fase pre-elettorale. Prima la corrente era vicina a Veltroni, ora a Letta.
E’ la volta del Pinot Grigio di Santa Margherita. Ha una storia particolare, gli enologi del posto nel 1960 furono i primi ad utilizzare uve rosate per vinificare in bianco. Il prodotto è apprezzatissimo all’estero, soprattutto negli Stati Uniti.
Tonino non ha dubbi. Guarda il calice, lo annusa, sorseggia, fa passare il liquido da una parte all’altra della bocca e manda giù.
“Veltroni! Warter ha preso quello ch’era rimasto der Pc e l’ha vinificato ner Pd. ‘Na bolla de minchiate. Cor solo Pinot nun ce lo reggi ‘n pranzo. E nun è un caso che quanno avemo corso da soli, co’ l’exsindaco de Roma in testa, ner 2008, Silvio c’ha fatto i bozzi. Piacerà all’estero, ma a me me lascia perplesso. Prima ha rotto co’ Rifondazione, poi ha preso le distanze da Bersani e mò ammica a Renzi”.
La corrente in questione si chiama Movimento Democratico, conta all’incirca venticinque parlamentari e raccoglie in sé i veltroniani (ricercatori del sogno americano), i fioroniani (ex Ppi scettici verso il riavvicinamento a Bersani), e i gentiloniani (rutelliani non confluiti nell’Api).
L’agente passa velocemente ai bianchi dei Castelli, sembra quasi non li voglia vendere. Non li offre a tutti i presenti, solo ai volontari. Noi chiediamo di assaggiarli.
Tonino capisce il motivo.
“Sta roba scotta. E’ scomoda ed è molto vicina a’n Tavernello. Se manna giù co’ fatica. Ma è secolare, dalla tavola nun te la toji co’ facilità. E’ come er pane, ma nun è necessaria allo stesso modo”
Sono i bianchi laziali, di Albano, Ariccia, Frascati, secondo noi rappresentano le altre correnti di centro, quelle dal sapore insipido dello scudo crociato. I lettiani, il 6% dei parlamentari Pd, i bindiani, il 2%, e i Teodem, oramai una sparuta minoranza.
Ci apprestiamo a voltare pagina, a passare gradualmente dal bianco al rosso. Ci imbottiamo di patatine ed ecco un rosé di pseudo socialisti.
Tonino lo liquida subito.
“Poca cosa, nun c’hanno i numeri. Anche se c’hanno Epifani a fa’ er reggente, er socialismo in Italia nun ce puo’ ave’ successo. E’ finito. Peseno la scissione, Craxi e gli inciuci co’ a Dc”.
Gli eletti socialisti sono il 3% dei parlamentari Pd.
Arriviamo ai rossi.
Un Cabernet Franc…
E’ lo stesso vino che Massimo D’Alema ha prodotto nel suo primo esperimento da enocultore. Dalla sua tenuta umbra è uscito un vino equilibrato, che ha fatto parlare di sé, soprattutto per la scelta delle uve. Alloctone.
“Tonino caro, questi sono i dalemiani”.
E mentre l’agente ci invita a cogliere i profumi, a ricercarne il bouquet. Tonino manda giù tutto d’un sorso.
“C’è ‘na cosa che ‘n poraccio come me nun sopporta de ‘sti sommelier. Che diritto c’hanno loro de sentisse proprietari d’en sapere, quanno nun ce capiscono ‘na mazza delle necessità de n’alcolizzato come me?”.
“Tonino, tu non sei un alcolizzato”.
“Grazie, se fa pe’ dì. Però io er vino lo bevo. Ce passo le giornate. Pe’ me è ‘n compagno. Io de ‘n compagno come ‘sto Cabernet nun me fiderei. Può esse figo pé ‘na cenetta co’ na tipa, ma tutti i giorni no. E’ ‘n po’ la storia de D’Alema. Compagno, comunista? Ma de che? Aho! A barchetta, er vino francese… Er vino rosso è roba da contadini, da tavolate tra amici, da poracci. Te n’accorgi subito qual è quello che se beve n’operaio e quello che se beve n’imprenditore. Er vino deve esse sincero. E pé sincero nun intendo quello che dicheno loro. Me fa ride ‘sta storia della raffinatezza. Che bisogno c’è de usà un mezzo italiano, pé rinnegà ‘na cultura italiana? Abbandonà la tradizione popolare pe’ fa un rosso d’élite? Pe’ fa beve i signori! Ma quale bouquet, ma che cazzo me state a raccontà. L’odore ‘o riconosci se le vigne l’hai calpestate, no se te vesti de giacca e de cravatta e sfoderi quarche parolona”.
I dalemiani, nonostante le dicerie, sono poco influenti all’interno del parlamentino Pd. Hanno il 4,5% dei rappresentanti. Il loro leader afferma di essersi ritirato a vita privata: è famosa la ripresa video di lui che porta in giro il cane, mentre 101 franchi traditori affossavano la candidatura di Prodi. D’Alema rappresenta l’ambiguità della sinistra italiana. E’ per alcuni una figura di continuità con la tradizione comunista, per altri il precursore degli accordi con Berlusconi. Accusato in passato di aver inciuciato per mettere su la Bicamerale, è stato l’oggetto della lotta alla rottamazione renziana e prima ancora il destinatario delle campagne anticomuniste di Silvio e del famoso appello di Nanni Moretti: “D’Alema dì qualcosa di sinistra…”.
A seguire un giovane Cabernet Sauvignon, a cui Tonino collega Orfini e gli altri giovani turchi, una componente di origine filodalemiana che ora conta il 4% dei parlamentari piddini.
“Vorrei sapé perché i giovani der partito nun se fanno ‘n ber Primitivo? Tutti ‘sti fronzoli e poca ciccia, ne devono beve de roba ‘sti ragazzini… N’Aglianico. N’ Cirò. No, ste cose nun je piacciono. Ma le palle? Lo stomaco? Er vino è ‘na cosa de core. E la testa serve pé fa funzionà er core, non pé fa’ carriera o pe’ fingese mezz’intellettuali. Er rosso deve esse’ tosto, perché la vita è tosta. Nun te poi fa largo ‘n mezzo a tutta sta gente senza faticà. Senza la gavetta”.
Vorrei dirgli che a me questi ultimi vini un po’ piacciono, ma non ne ho il coraggio. Mi fido di lui e ne condivido la visione politica.
Arriviamo ad un vino definito “fantascientifico” dal venditore. E’ una lama nel cuore del mio amico.
Un lambrusco barricato.
Tonino sbotta, si rivolge al proprietario del bar.
“Nun provò a tojeme er Lambrusco. Nun te fa’ infinocchià! Se m’ammorbidiscono pure questo, se lo riempiono de tannini, è ‘na minestra. Qua nun se tratta de smacchià er giaguaro, qua me volete smacchià er bicchiere”.
A me il Lambrusco non piace, ho iniziato a berlo per Tonino. Per lui è un tratto identitario. Non sentirne gli stessi odori lo fa arrabbiare.
“A Piddì, pe’ te er Lambro puzzicchierà d’aceto e de erbe. Quer frizzantino sgasato te farà ‘n po’ schifo… Forse nun c’avrà persistenza, ma io cor Lambusco nun me so’ mai sentito male. Nun ho mai sgravato. Me sa de cantina sociale. De vite servatica. De ‘n pezzetto d’Italia rossa, de festa dell’Unità. All’estero nun je piace? Sti cazzi! E’ come dì che pe’ vince le elezioni devi fa finta d’esse de destra. Devi nasconne d’esse de sinistra. Ma che semo pazzi?”.
La fantascienza ci riporta a Bersani, l’ex-segretario, l’uomo che è riuscito a compiere la missione impossibile: non vincere le ultime elezioni. La sua è la più forte delle correnti e per molti la più rossa. Antiberlusconiana fino al post streaming con i grillini, ha una maggioranza importante tra i parlamentari, il 35%. Ha su di sé le mire di tutti. E’ la croce rossa su cui fuochi amici e nemici scaricano le loro pistole. Il suo è a detta di molti un progetto fallito. Le sue dimissioni non smentiscono la cosa. I renziani lo accusano di essere stato troppo convinto di sé. I militanti di aver avuto paura di vincere. Troppo di sinistra per attirare i voti di destra, troppo poco di sinistra per non far votare M5S a chi lo sosteneva dopo le Primarie. Doveva essere un Lambrusco d’annata, invece è stato un’esperimento senza logica e non ha fatto digerire la sconfitta a chi aveva sognato il governo del cambiamento.
Il proprietario rassicura Tonino.
“Il tuo vino è al sicuro. Lo bevi solo te!”
Poi, vedendomi rosso in viso.
“La degustazione è finita, ma ricorda: quando degusti il vino non lo devi bere tutto. Lo si può anche sputare”.
Sorrido e penso al Pd. A chi è fuori dalle correnti, agli indipendenti e penso che è solo questione di tempi. Che prima o poi anche loro saranno un vino. Vorrei tornare alla birra o essere come Tonino, così sicuro di quello che bevo da riuscire a non ascoltare nessuno.
Invece sono qui. Ancora al bar. A smaltire la mia condanna: essere elettore di un partito che si regge in piedi per i solfiti.   

P.s.
Mi scuso con gli amanti del vino. Ho preso impropriamente in prestito ottimi vini per fare chiarezza su ciò che chiaro non è.

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