Libro. La bella estate. La stagione della scoperta. Recensione

ROMA – Il libro ha come fulcro l’ attività frenetica, interiore, di Gina, una ragazza che sta vivendo l’ estate della sua giovinezza, alla scoperta del mondo al di fuori del  lavoro e della casa, ove è padrona incontrastata vivendo sola con un fratello che lavora di notte. A farle scoprire la stagione della sua vita sarà Amelia, colei da cui Gina si fa condurre. La donna è usata dall’ autore come guida in un rito di passaggio, dalla fanciullezza all’ età adulta.

Un amore consumato troppo in fretta, in una fredda soffitta di pittori, farà precipitare la protagonista in un prematuro inverno, da cui ella si sente imprigionata. Teme, dunque, che non arriverà più l’ estate, e i suoi pensieri si incupiscono, mostrando che non era ancora pronta ad affrontare quel passaggio.

Proprio quando la protagonista crede di non aver più nulla per cui vivere, sentendosi sempre più schiacciata dal malessere della sua esistenza che sente vuota, accadrà l’imprevisto…

Con le sue parole Pavese descrive l’ illusione di un’ estate, che per quanta meravigliosa, deve finire lasciando posto al resto della vita, che non può che essere affrontata se non con la consapevolezza che quel momento non potrà tornare. E allora ci si abbandona e ci si lascia guidare da qualcuno che ha imparato a sopravvivere. 

 

Autore: Cesare Pavese

Titolo: La bella estate

Casa editrice: Einaudi

Prezzo: 6 euro

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