“Tommy”, gli Who entrano nella leggenda. Video

Nel 1969 usciva lo storico doppio album della mitica band inglese capitanata da Pete Townshend

“So che non mi crederà nessuno, ma io sto davvero pensando di scrivere un’opera rock che abbia per protagonista un giocatore di flipper sordo, muto e cieco. Non sto scherzando, anche se per ora è solo un’idea che ho in testa. Non c’è niente di definito”  (Pete Townshend, 1968)

MILANO – Nella storia del rock ci sono alcuni album che hanno lasciato un segno indelebile, un sentimento che si tramanda di generazione in generazione. Si tratta di dischi che hanno preannunciato generi, mode, nuove sonorità e coraggio nella ricerca musicale. “Tommy” del gruppo britannico degli Who è sicuramente uno di questi. E’ un doppio album, pubblicato il 23 maggio del 1969 che a distanza di 45 anni risulta fresco, innovativo, ricco di musica avvolgente e creativa. Per la prima volta nella storia del rock nelle quattro facciate si narra una storia surreale, metaforica, come se fosse la sceneggiatura di un film. E’ il primo concept album che inaugurerà una sorta di “moda” nel decennio successivo. Ecco alcuni esempi: “The lamb lies down on Broadway” dei Genesis, “Tales from topographic oceans” degli Yes, “The dark side of the moon” e “The Wall” dei Pink Floyd e “Thick as Brick” dei Jethro Tull. In questi dischi testi e musiche si fondono perfettamente come immagini e dialoghi in un lungometraggio. Non a caso il regista inglese Ken Russell ne fece un film nel 1975 che ebbe un notevole successo.

La storia

Al centro delle vicende narrate c’è un ragazzo nato alla fine della prima guerra mondiale (nella versione cinematografica, invece, la trama si svolge alla fine del secondo conflitto mondiale), che diviene sordo, cieco e muto. L’episodio che determina questa situazione è l’omicidio dell’amante della madre di Tommy da parte del padre, aviatore britannico al ritorno dal fronte (nella versione cinematografica è il padre naturale ad essere ucciso dall’amante). I genitori di Tommy, che assiste alla scena dietro allo specchio, dicono al bambino di non dire, vedere e sentire nulla (infatti “See Me, Feel Me, Touch Me, Heal Me” sarà il leitmotiv del disco). Il traumatizzato Tommy diventa così muto, cieco e sordo.

A peggiorare la situazione subentrano nella sua vita le violenze sessuali da parte dello zio e gli atti di bullismo del cugino, personaggi, che crudamente e bestialmente, approfittano dello stato del bambino che non può né urlare né lamentarsi. Ogni cura ed ogni tentativo di riportarlo alla normalità sono vani fino a quando Tommy si scopre “mago del flipper” e come tale ottiene notorietà e ricchezza. È oltrepassando lo specchio che Tommy torna alla vita e inizia un percorso che lo porta a divenire una sorta di “messia” in grado di liberare e curare gli altri facendogli seguire il suo percorso. Un dottore ritiene che l’unico modo per comunicare con Tommy sia attraverso uno specchio, la madre non vuole credergli e distrugge lo specchio di casa. Paradossalmente questo evento rende Tommy libero e gli fa riacquistare tutti i sensi, facendolo tornare un bambino normale. La distruzione del “santuario” riporta Tommy alla propria dimensione umana. Pete Townshend trasse ispirazione per l’album dagli insegnamenti del guru Meher Baba e da elementi autobiografici connessi alla sua infanzia. Un anno prima della pubblicazione di Tommy, Townshend spiegò la genesi di molte delle idee poi confluite nell’opera in una famosa intervista data alla rivista Rolling Stone: “Il progetto che spero andrà in porto si chiamerà Deaf, Dumb and Blind Boy. Si tratta della storia di un ragazzino nato sordo, cieco e muto, e di cosa gli capita nel corso della sua vita. Il ragazzo cieco, sordo e muto, è interpretato dagli Who, l’entità musicale. 

Egli viene rappresentato musicalmente, rappresentato da un tema che suoniamo noi, che apre e chiude l’opera stessa, e poi c’è una canzone specifica che descrive il suo essere sordomuto e cieco. Ma la cosa principale è che, essendo menomato in quel modo, il ragazzo percepisce le cose sotto forma di vibrazioni che trasforma in musica. Questo è quello che vogliamo creare davvero: creare quel tipo di feeling che ti fa ascoltare la musica e figurarti in mente il ragazzo, e tutto ciò che rappresenta, perché noi lo stiamo creando mentre suoniamo”.

La reazione della critica

Alla pubblicazione del disco, la critica si divise in due tra quelli che lo reputavano un capolavoro, l’inizio di un nuovo genere, e chi invece pensava si trattasse di mero sfruttamento commerciale di tematiche serie come la disabilità e le molestie sessuali su minori. L’album venne messo al bando dalla BBC e da alcune stazioni radio americane proprio per i velati riferimenti alla pedofilia e alle droghe. L’opera riscosse però un enorme successo presso il pubblico, e complici le frequenti esecuzioni dal vivo dei brani del disco da parte degli Who negli anni seguenti, elevò la band al rango di superstar del rock donando loro nuovo prestigio e visibilità a livello internazionale.

In un articolo del 1969 sul “The Village Voice”, il critico musicale Robert Christgau affermò che, a parte “We’re Only in It for the Money” dei Mothers of Invention, Tommy era il primo vero “lavoro di ampio respiro” della musica rock, aggiungendo che il lato parodistico di Townshend era maggiormente “profondo e sottile” rispetto a quello di Frank Zappa. Egli lodò Townshend per aver deliberatamente costruito l’album in modo da rendere ogni canzone godibile anche se presa singolarmente senza seguire il filo logico della trama del concept, e che “aveva dato al suo pubblico ciò che vuole senza affossare la propria ispirazione individuale”. Nel 1974, la rivista New Musical Expres classificò “Tommy” alla posizione numero 16 della loro lista dei migliori 100 album di tutti i tempi.

La reazione del pubblico

Le vendite di “Tommy” ripagarono lo sforzo compositivo e concettuale della band. L’album raggiunse il 4° posto della chart statunitense, il 2° posto di quella britannica.

Solo nel mercato Usa ha venduto oltre due milioni di copie. In Francia e in Gran Bretagna ha ottenuto due dischi d’oro. Si stima che nel mondo le due versioni, quella del 1969 e quella del 1975, colonna sonora dell’omonimo film, hanno venduto complessivamente circa 20 milioni di copie. E’ il disco più amato e conosciuto degli Who.

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