‘Abraxas’, nasce il mito di Carlos Santana

 

Nel 1970 il chitarrista messicano raggiunge il successo internazionale con “Samba pa ti” e Oye como va”

“Il mio lavoro è dare alla gente un estasi spirituale 

attraverso la musica. Nei miei concerti la gente piange, 

ride, danza. Se essi raggiungono il culmine della spiritualità, allora avrò compiuto il mio lavoro. 

Credo di farlo in modo decente e onesto”

(Carlo Santana)

MILANO – Prima di ricevere la consacrazione mondiale con il leggendario album “Abraxas”, Carlos Santana, all’età di 22 anni si era imposto come rivelazione al festival di Woodstock nell’agosto del 1969. Il chitarrista messicano aveva stupito per la sua originale miscela tra la musica afrocubana e le sonorità del rock. Dopo aver pubblicato il suo primo album sempre nel 1969, è con il seguente disco che il musicista trionfa in tutte le classifiche mondiali.

Santana si era trasferito con la famiglia in California nel 1961. Nella Bay Area di San Francisco ricca di fermenti musicali nella seconda metà degli anni Sessanta (Muddy Waters, Grateful Dead), il giovane Santana affina la tua tecnica strumentale dello strumento a sei corde. Il giovane aveva sin da piccolo aveva “respirato” la musica. A soli cinque anni aveva iniziato a suonare il violino e sei anni dopo passò alla chitarra. La tecnica del violino gli sarà utile per elaborare il suo modo di suonare la chitarra elettrica. Il suo suono risulta essere uno dei più originali e facilmente riconoscibili nella storia del rock. Quelle note lunghe con l’effetto sustain, l’uso eccellente del pedale volume unito alla sua maestria nello stirare le corde, fanno di lui uno dei chitarristi più importanti della musica.

Con il brano “Soul sacrifice”, Santana si mise in mostra al festival di Woodstock. Le origini latine influenzarono molto la sua musica soprattutto nella ritmica. Tutte le sue band oltre alla batteria avevano una nutrita schiera di eccellenti percussionisti che creavano una sorta di “orchestra di tamburi”.

“Abraxas”, pubblicato nel settembre del 1970, presenta un mix di salsa, blues, rock and roll, jazz ed altre influenze che lo hanno reso un classico e che definisce lo stile iniziale di Santana. L’album presenta una netta maturazione in ambito musicale rispetto al primo disco del gruppo. Proprio la fusione tra lo stile latino ed elementi caratterizzanti della musica rock’n’roll, come l’utilizzo di strumenti quali chitarra elettrica in overdrive e l’organo, sarà la chiave del suo successo straordinario di pubblico e di critica.

Nel disco ci sono tre brani che rappresentano al meglio il modo di concepire la musica del chitarrista. “Black magic woman”, “Oye como va” e la storica “Samba pa ti” sono il manifesto sonoro dello strumentista messicano. Il gruppo che accompagna Santana è di altissimo livello. Gregg Rolie all’organo Hammond, lo straordinario Michael Shrievie alla batteria, David Brown al basso, Alberto Gianquinto al pianoforte, Josè Areas, Mike Carabello, Reyes Rico e Steven Saphore alle percussioni, congas e timbales.

Lo sforzo creativo e strumentale di “Abraxs”, unito al suono innovativo, fu ampiamente ripagato da un successo di vendite straordinario. L’album raggiunse il 1° posto negli Stati Uniti e in Austria, 3° in Norvegia, il 7° in Inghilterra, Francia e  Olanda. Si calcola che abbia venduto oltre dieci milioni di copie in tutto il mondo.

 

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