VENEZIA (nostro inviato) Il primo film italiano, inserito nel concorso ufficiale della Mostra di Venezia, è “Anime nere” firmato da Francesco Munzi. Il tema è la malavita, si chiami n’drangheta, mafia o camorra: non è una novità, il cinema italiano mostra predilezione per queste tematiche, basti citare il recente “Salvo” che da noi non ha avuto grande successo di pubblico. Il film di Munzi è basato sul romanzo di Gioacchino Criaco.
Non è un documento, piuttosto un gangster-movie condito di primi piani e silenzi d’autore, nel quale spiccano le interpretazioni efficaci, malgrado il film non riesca a commuovere, passando sullo schermo senza suscitare applausi tra la stampa.
La storia è incentrata su una famiglia di pastori che si sfalda; alcuni fratelli si trasferiscono a Milano, uno resta a condurre la vita del padre, lavorando la terra, occupandosi del bestiame. I fratelli al Nord vanno per ampliare un giro d’affari illegale. Anche se il maggiore deplora la vita che i suoi hanno scelto, dissenso che manifesta con ostilità, restio ad appoggiare i traffici loschi deIla famiglia.
Il film racconta l’ inquietudine che strangola l’intero clan familiare, primitivo, arcaico, chiuso in rapporti di violenza primordiali, codificati in leggi non scritte . Un limbo esistenziale che si sposta dal nord al sud, quasi a simboleggiare il male che percorre l’Italia intera. Il finale, che non racconto, è drammatico e imprevedibile. Una storia nera, come chiaramente il titolo esprime.