Dominic Miller. “First Touch”, poesia sulle sei corde

 

Nel 1997 esce il primo album di Dominic Miller, il chitarrista di Sting

Un poeta della chitarra

Nel vasto panorama dei chitarristi emersi sulla scena internazionale degli ultimi 25 anni, la figura di Dominic Miller, storica “spalla” di Sting, rappresenta uno dei massimi esempi per raffinatezza e creatività. Il suo tocco e il suo suono soprattutto sulla chitarra classica sono immediatamente riconoscibili per la profondità e per il lirismo del fraseggio. Le sue chitarre sono presenti in tutti i dischi di Sting a partire da “Soul cages” del 1991. E’ di fatto il principale collaboratore dell’ex leader dei Police soprattutto per gli arrangiamenti ed è l’unico musicista che ha firmato alcuni splendidi brani come “Shape of my heart” nella discografia di Sting.

Dominic Miller, nel corso della sua prestigiosa carriera ha suonato per moltissimi grandi artisti come Phil Collins, Donovan, Peter Gabriel, Pat Metheny, Micheal Kamen, Tina Turner, Paul Young e i Level 42. Con l’ex batterista dei Genesis ha suonato nell’album “But Seriously” (1989) che vendette oltre 12 milioni di copie in tutto il mondo.

Dominic Miller, nato a Buenos Aires nel 1960 da padre statunitense e madre irlandese, si è formato nello studio della chitarra classica frequentando il prestigioso Berklee College of Music di Boston e la Guildhall School Of Music di Londra. Accanto alla carriera solista (“First Touch”, “Second Nature”, “Third World”, “Fourth Wall”, “November” e “5th House”), sin dalla fine degli anni Ottanta è un apprezzatissimo musicista da session, grazie alle sue notevoli capacità di adeguarsi a qualsiasi genere musicale. La sua versatilità è tale da poter essere a proprio agio nel pop-rock, nel blues, nel jazz e nella fusion. La svolta artistica più importante della sua carriera è il proficuo sodalizio con Sting che sul loro rapporto ha detto: “Dominic è come la mia mano destra e sinistra”. Dopo aver partecipato agli album “Soul Cages” (1991), “Ten summoner’s tale” (1993) e il disco dal vivo “Acoustic live in Newcastle” (1992), Dominic Miller si cimentò con il suo primo album solista.

“First Touch” creatività e poesia

Dopo aver partecipato come session man in tantissimi album, Dominic Miller aveva le idee chiare su come impostare la sua prima prova solista. Voleva un album intimo, fatto praticamente in casa con pochi strumenti e qualche sovraincisione. Il chitarrista compose gli undici brani nello studio di registrazione della sua abitazione con la partecipazione di Mike Lindup come vocalista e di Barry Kinder alle percussioni. Miller suona chitarre classiche, acustiche e un sintetizzatore polifonico. L’album fu inciso nel 1995 ma fu pubblicato nel settembre del 1997. Si tratta senza ombra di dubbio di uno dei migliori dischi per chitarra degli ultimi 15 anni. Miller pone l’accento soprattutto sulle composizioni, sul suono e sul suo particolare tocco alla chitarra classica. I suoi arpeggi sono come un mosaico di colori pastello, i suoi accordi ricordano la poetica di Klimt, le sue melodie spaziano dalla musica classica, al jazz più sofisticato sino ad alcuni accenni di etnica Sudamericana. Tra le composizioni spiccano la splendida “Buenos Aires”, la sua città, per sola chitarra classica, la struggente “Ten Years” in cui si notano i suggestivi interventi vocali (l’album è strumentale) di Mike Lindup, il tastierista dei Level 42, “Do you want me” con i delicati arpeggi di Miller e “Rush hour”, in cui per l’unica volta il chitarrista sfoggia una serie di virtuosismi con echi di blues mai fini a se stessi. A distanza di 17 anni dalla sua uscita, “First Touch” brilla ancora per la grande creatività e per il suono brillante e deciso. Un’opera prima straordinaria di uno dei più importanti chitarristi attualmente in circolazione.

 

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