Rome Chamber Music Festival. Attimi di pura estasi

ROMA  (nostro inviato) – Un trionfo per l’ultima serata del Rome Chamber Music Festival, rassegna annuale di musica classica, a Palazzo Barberini: sedute tutte esaurite, pochi anche i posti in piedi. 

Il merito di un tale successo è di Robert McDuffie, eccellente direttore creativo statunitense e della direzione organizzativa romana di Jacopa Stinchelli e del suo team. 

Qualche disagio, per i musicisti e per il pubblico, dalla rottura imprevista dell’impianto di aerazione nel Salone Pietro Da Cortona: l’umidità e le alte temperature non hanno, però, scoraggiato i melomani, che hanno resistito fino alla fine. Un malfunzionamento, da attribuirsi alla manutenzione del Palazzo, impossibilitata a risolvere il guasto per tempo. Fortunatamente, la qualità del Festival, ha prevalso sulle condizioni gravose, com’è consuetudine, ormai da 12 anni.  

Un’apertura, tutta in rosa dedicata a Giuseppe Martucci, con il suo “Quintetto per pianoforte e archi in Do maggiore Op.45”: al piano Elena Matteucci, Jessica Fellows e Cara Schlecker al violino e Raffaela Cardaropoli al violoncello. Un inizio leggiadro ma complesso, che ha messo in luce la competenza delle musiciste: su tutti, al di là dell’eccelsa napoletana Matteucci, emerge la violinista Cara Schlecker , nata in Illinois e diplomatasi recentemente al Robert McDuffie Center for Strings, già alla seconda presenza consecutiva al Festival romano.

Nel secondo atto, spazio alla musica per il cinema. E largo a una nuova formazione: l’incommensurabile maestro Robert McDuffie, col suo pregiatissimo Guarneri del Gesu, la pianista coach Elizabeth Pridgen, di nuovo Cara Schlecker al violino, l’altra statunitense Julia Branderburg, la cinese Shiqi Li al violoncello, l’italiano Luca Sanzò alla viola e il pluripremiato Kurt Muroki al contrabbasso. Allegro e dal sapore western è “Hoe Down from Rodeo”, carosello del compositore britannico Aaron Copland: brano utilizzato dal cinema e dalla pubblicità.

La selezione continua col compositore inglese Stephen Eldelman: “Hustle and bustle”, melodia dall’anima folk, tratta dalla commedia brillante “The English man who went up a hill but came up a mountain”.

Più impegnativo e commuovente è “Love theme from Ennio Moricone’s Cinema Paradiso” composta dal figlio Andrea Moricone. Coinvolgente, di difficile esecuzione, carica di pathos: intenso è il finale interpretato con trasporto e perfezione tecnica dal maestro McDuffie. Attimi di pura estasi.  A seguire una pièce di John Williams, nota ai più giovani quale colonna sonora di “Harry Potter e la pietra filosofale”: il Tema di Edvige, scelto in precedenza anche per “Schindler’s List”. Un ritmo sostenuto e incalzante, che trasmette un senso di solennità e timore.

E per il gran finale, un fuori programma: tutta l’orchestra sul palco, giovani talenti e coach insieme per un arrivederci con “Theme from magnificent Seven”:  un classico dall’animo folk, celebre in tutto il mondo, come colonna sonora delle Marlboro e del film cult “I magnifici sette”. Un palco gremito: viole, violoncelli, corni, fagotti, clarinetti, contrabassi, pianoforte e tanti violini. Un’atmosfera euforica, sulla traccia di note trionfanti che più di tante parole sintetizzano l’emozione unica che il Festival rappresenta per tanti appassionati, che ogni anno raggiungono Roma per non perdersi quest’immancabile appuntamento estivo con la classica.

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