Coherance Yellow Jackets, coerenza e cambiamento

ROMA – La recente uscita dell’ultimo lavoro dei giubbetti gialli è stata in qualche modo attesa dagli appassionati e da coloro che seguono uno dei gruppi più longevi della più recente storia del jazz. Trentacinque anni di musica e più di venti album pubblicati, non sono pochi neanche per un gruppo rock. 

Dagli inizi qualche avvicendamento nella formazione c’è stato. Il più recente e significativo nel 2012 è stato quello di Jimmy Haslip, bassista e produttore del gruppo per motivi familiari. Ad Haslip è succeduto prima Felix Pastorius, figlio del celeberrimo Jaco, poi il giovane australiano Dane Alderson.

Ascoltare gli Yellow Jackets non è, e non è mai stata, un operazione nostalgia. Definiti con un termine obsoleto quanto inadeguato come esponeti del jazz-rock, hanno toccato molti dei temi post-bop stando sempre alla larga dalle avanguardie più estreme. In realtà crediamo che, a partire dagli anni ’80, abbiano esplorato in modo personale e caratteristico una delle strade aperte del Miles Davis post elettrificazione.

Coherance è forse uno dei CD che suonano più jazzy di tutta la loro produzione, nonostante le sonorità molto contemporanee che da sempre li hanno caratterizzati. Sarebbe poco onesto dire che l’inserimento di Alderson non abbia avuto effetti sul sound del gruppo. Chi cerca fraseggi  Haslip-style non li troverà. Come non troverà lo stesso rapporto con la batteria di Will Kennedy. D’altra parte gli Jackets raramente si sono adagiati sui successi già conseguiti, esplorando sempre e in maniera originale nuovi territori. Forse il senso del titolo “coerenza” sta proprio qui. 

Nel CD, registrato in soli due giorni, ritroviamo da una parte atmosfere più metropolitane, dall’altra sensazioni più main-stream. Quest’ultime proposte più come una sottolineatura del presente che un’operazione della memoria. In buona sostanza un disco nuovo all’ascolto per essere una produzione Yellow Jackets, ma non stravolgente rispetto alla filosofia che li a mossi sinora. 

Russel Ferrante al piano e Bob Mintzer al sax all’elettronica dell’ewi, non sbagliano un colpo. 

È un disco che ci sentiamo di consigliare anche ai neofiti dato che non presenta particolari difficoltà (Facilità di Ascolto=7,5/10) e che riserva ai più smaliziati parecchie sorprese.

FDC=7,5/10

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