Sabato 3 settembre giornata Dino Risi con un suo sensazionale e raro cortometraggio e il celebre Profumo di donna
LIDO DI VENEZIA – Non passa settimana che un film di Dino Risi non venga messo in onda sul piccolo schermo da televisioni pubbliche o private, grandi o piccole. Pochi giorni fa è stato il turno de I mostri, per dirne uno. Per il pubblico adulto sono ghiotte occasioni per rivedere piccoli capolavori di arguzia, di satira di costume, di grande intelligenza. Per i più giovani può essere la scoperta di un autore fra i più vivi del nostro cinema. Non sembri un paradosso: Dino Risi è morto nel 2008 alla bella età di 92 anni. Gli ultimi li ha passati da solitario in un residence romano con le finestre che si affacciano sullo zoo. Il richiamo dell’aquila, il rauco abbaiare della foca, il ruggito del leone o della tigre e tutte le voci dei dirimpettai animali, sono state per anni i soli interlocutori di Risi che in quel residence aveva deciso di fuggire dal mondo degli umani. Lui che, bellissimo, aveva esordito nel cinema come attore, poi era diventato regista di tanti film di successo, dalla vita ha avuto tutto: fama, ricchezza, belle donne. Eppure un giorno ha preferito la voce delle foche. Non perché vittima della depressione che spesso colpisce proprio le persone di successo avviate sul viale del tramonto (come è accaduto al suo carissimo amico Vittorio Gassman) ma per puro, semplice, sano amore della solitudine.
Alla mostra di Venezia Dino Risi è stato di casa come pochi altri registi italiani. Oggi viene presentato il suo primo film, 1848, un documentario di soli 11 minuti, in bianco e nero, che nel 1949 (Risi aveva 33 anni) gli fu commissionato dal Comitato milanese per le celebrazioni del centenario delle Cinque Giornate di Milano, la storica rivolta popolare che fra il 18 e il 22 marzo 1848 portò alla liberazione del Lombardo Veneto dalla dominazione austriaca. Nel film c’è una debuttante che nel cinema avrebbe fatto fortuna, Lucia Bosè appena diciottenne.
Il cortometraggio di Risi presentato a Venezia è stato restaurato dal Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale che ha lavorato sui materiali filmici ritrovati nell’archivio storico della Veneranda Fabbrica del Duomo, dove erano stati religiosamente conservati: quasi un omaggio della città ad un milanese illustre come Risi che un buffo caso del destino fece debuttare nel cinema in chiave risorgimentale, lui che in seguito sarebbe rifuggito con i suoi film da ogni forma di retorica celebrazione. E che un giorno avrebbe girato I mostri, appunto.