Oci Ciornie (Dark Eyes) di Nikita Michalkov 1987 – Sala Giardino – lunedì 5 settembre ore 17,00
LIDO DI VENEZIA – Gli occhi neri del titolo sono quelli di Silvana Mangano, qui a fine carriera. E’ il 1987, e il regista russo Nikita Michalcov non resiste al richiamo di Cechov: da due suoi racconti, La signora con il cagnolino e Anna al collo, ricava questa storia di uomini indecisi che piacque tanto al produttore De Laurentiis al punto di cedergli la moglie, già ammalata, per la sua ultima apparizione sul set. Dino e Silvana erano divorziati da tempo ma, approssimandosi la fine di lei, s’erano appena riappacificati. Due anni dopo, la Mangano sarebbe morta in Spagna.
Oci Ciornie (è anche il titolo di una famosissima canzone popolare russa di fine 800) è il film più importante, forse il capolavoro di Michalkov. Una commedia amara, ma godibile, se non altro per la scanzonata interpretazione di Marcello Mastroianni che fu premiata a Cannes. E’ la storia di un uomo, un cameriere, sposato che ha una relazione con una signora russa (come la produzione del film targata ancora URSS) e non sa decidersi: lasciarla o andare a cercarla per riprendere il rapporto interrotto e lasciare invece la moglie? Ne parla con un cliente durante la navigazione in traghetto. Ed è proprio questo il dilemma, (traghettarsi da una donna all’altra o tornare indietro?) che attanaglia il fedifrago pentito. Storia russa protagonista un marito italiano, l’ironia è d’obbligo, il divertimento garantito.
Si può dire che sul set Michalkov si sia fatto da parte ed abbia lasciato la regia a Cechov. Il risultato è più che godibile. La Mangano bellissima nonostante il male. Una grande perdita per il cinema italiano. Ce ne fossero ancora di attrici come lei, come Lucia Bosè, dive autentiche fatte in casa da furbi produttori che non volevano lasciare sul mercato tanto belle galline dalle uova d’oro e se le sposavano per sottrarle alla concorrenza. De Laurentiis, Ponti, Lombardo, Cristaldi: a loro dobbiamo l’esplosione di Sophia Loren e Claudia Cardinale, quando Hollywood era sul Tevere e gli americani i film più importanti venivano a girarli a Cinecittà. Se ci fosse ancora, Cechov ne scriverebbe un racconto.