Caro Jovanotti, mi fido di te

Cinquant’anni è l’età giusta per iniziare a tracciare un bilancio della propria vita e non c’è dubbio che l’esistenza di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, sia stata più che positiva. 

È stata positiva perché, per fortuna, la maturità e la capacità di analisi che si acquisisce col passare del tempo non lo ha privato di quella sottile, direi quasi ingenua, fanciullezza che permea i testi delle sue canzoni e l’esplosività delle sue esibizioni, semplicemente elettrizzanti, come dimostra il trasporto emotivo del pubblico.

Inutile star qui a elencare i successi del Jova: quasi tutti i suoi album sono stati dei trionfi, i suoi concerti hanno spesso fatto segnare il tutto esaurito, è uno degli intellettuali più stimati del panorama culturale italiano, anche al di là del suo ambito di competenza, ed esprime una passione politica autentica e benemerita, benché non mi riconosca in certe sue idee che considero rispettabili ma sbagliate. 

Tuttavia, la vera forza di questo eterno ragazzo, di questo Morandi degli anni Duemila che condivide con l’originale il senso di positività che emana, sta proprio nel suo credere nella vita, nel suo amarla alla follia, nel suo sentirsi parte di un universo più grande, nel suo non rassegnarsi mai alla sconfitta, nel suo continuo cercare, nel suo scavare a fondo, nel suo costante immaginare orizzonti lontani e provare a raggiungerli, nel suo vivere in funzione di un sogno di felicità che intende condividere con tutti coloro che lo apprezzano e lo circondano. 

Perché Jovanotti è fatto così: osserva l’aberrazione del mondo e la sfida, si china sul dolore dell’umanità e lo denuncia senza infingimenti, non tace di fronte alla realtà ma non rinuncia mai alla battaglia per cambiarla, lui che ha contribuito a modificare radicalmente, in meglio, il panorama della musica italiana. 

Convivono in lui i pensieri lunghi di Berlinguer e la leggerezza di Calvino, il romanticismo e l’impegno civile per una società più giusta, quel tocco di follia che lo rende unico e la capacità, assai rara di questi tempi, di dire cose serissime senza mai prendersi troppo sul serio. 

Auguroni, indomito ragazzo di mezzo secolo! E ricordati che se continuiamo a fidarci di te è proprio perché sappiamo che, dietro quella maschera da uomo vissuto, per fortuna si nasconde un Peter Pan che non ha alcuna intenzione di diventare adulto.

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