Carolina Invernizio. L’intelligente ritratto di Anna Levi

Il 27 novembre è il centenario della scomparsa di Carolina Invernizio, la Cineteca Nazionale la ricorda con tre film tratti dai romanzi e la biografia di Anna Levi: “Si pecca ad ogni pagina. Le due vite di Carolina Invernizio”

Fu la “Greta Garbo della letteratura italiana”: schiva, ma sulla bocca e gli scaffali di tutti.  A cento anni dalla morte, la Cineteca Nazionale ricorda Carolina Invernizio, con tre proiezioni di film tratti dai suoi romanzi e la presentazione del libro di Anna Levi: “Si pecca ad ogni pagina. Le due vite di Carolina Invernizio”, pubblicato nel 2013 dalla benemerita casa editrice Bibliografia e informazione.

È questo lavoro della Levi un libro intelligente, che si pone l’obiettivo di restituire, grazie a una poderosa documentazione, l’immagine più fedele di una donna spesso maltrattata dalle cronache salottiere, che pure non hanno potuto fare a meno di guardare con interesse alla sua parabola. La Levi, pur infierendo con giustizia sul maldicente Papini, non offre un’immagine angelicata dell’Invernizio, anzi la dipinge come “una figlia del suo tempo e della sua classe, politicamente incorretta, codina, reazionaria, spensierata razzista inconsapevole, propagatrice e interprete di vicende scandalose, ‘artigiana del delitto spiegato al popolo’”. E tuttavia, fa ben comprendere la Levi, “l’Invernizio fu un’abilissima scrittrice, pietra miliare, incontornabile, della letteratura italiana”. 

La biografia si muove con vivacità tra le opposte opinioni che si sono riversate sulla scrittrice più popolare e (in proporzione al suo successo) dimenticata del nostro Paese. La Levi, mentre ne difende la posizione nelle patrie lettere, mette non del tutto involontariamente in evidenza il patrimonio che la narratrice è come storica del costume a cavallo tra Ottocento e Novecento. Questa pubblicazione, con le sue fitte 160 pagine, si rivela, a un tempo, un tuffo nella storia dell’editoria e del giornalismo, un documentatissimo testo di consultazione per chi cerchi un serio riferimento di base sulla Invernizio, e anche, a suo modo, un gioco letterario portato avanti con il tono di un garbato pamphlet. 

Molto giusta la collocazione in apertura del libro di “un’intervista impossibile, ma non del tutto improbabile”, che si legge con speditezza e divertimento, perché la Levi ha il merito di essersi cimentato con efficacia anche in quell’aberrante genere che è “L’intervista immaginaria”, sulle cui righe sono state protagoniste di disarticolati scivoloni anche le penne più celebri. La Levi no, non si fa ingannare dall’eccessiva ansia di mimesi, gioca con i dettagli, ma prende anche un poco in giro Carolina, scherza con gli anacronismi, bersaglia personaggi della letteratura e della politica, fa un piccolo omaggio a Paolo Poli – che nel 1970 rappresentò un Carolina Invernizio! con l’immancabile punto esclamativo, peculiarità dell’autrice – schernisce, per bocca della scrittrice stessa, le “analisi sembiomanticologiche” dei critici.  Nel saggio che segue, “La virtuosa signora del terzo piano”, la ricercatrice riversa, con un afflato a tratti antiquario, un’enorme mole di dati interessanti, precisi, e, soprattutto, porta avanti la sua tesi delle “due vite di Carolina Invernizio”, la Signora Quinterno, brava donna di famiglia, e la scrittrice dal gusto gotico (si insiste molto su questo aggettivo, che da qualche parte deve pur aver attinto ispirazione per i suoi personaggi: “si ritiene che le sue trame non fossero sublimazione di desideri ‘sepolti vivi’, ma trascrizioni romanzate di conoscenza acquisita”. Veleni, morti, tradimenti, demi-vierge, sospetti incesti, palpiti, allusioni declinati in una ricchezza di dettagli non possono essere, secondo la studiosa, solo frutto di letture e immaginazione. Attraverso le parole e le linee biografiche tracciate dalla Levi anche il lettore se ne convince. 

Nel libro emergono altre curiosità interessanti legate a questa “scrittrice piemontese dal cuore fiorentino”, per esempio la stima, ricambiata, per Matilde Serao, il rapporto con l’editore Salani, l’ambigua posizione della chiesa nei suoi confronti (la criticò, ma non la mise mai all’Indice), le letture, la sua posizione di “femminista passiva”, che contraddittoriamente si emancipava attraverso la sua scrittura, ma non si spendeva molto per migliorare la condizione femminile. 

Una serie di documenti arricchisce il libro: estratti di interviste, critiche, la lista delle opere, dati sulle traduzioni e sulle rappresentazioni, oltre che una puntuale bibliografia.

Nonostante il volume delle informazioni fornite, la lettura è resa abbastanza agile anche dall’ humour della Levi (Premio Giuria Viareggio-Repaci 2012 con Storia della Biblioteca dei Miei Ragazzi),  che scherza, per esempio, sulle vie dedicate agli artisti, e, in altri casi, non risparmia la sua stessa Carolina: “È assai probabile che abbia vissuto qualche tempo a Roma, eppure non ne ha mai parlato, se non con un breve accenno a una sua foto fatta nella capitale  a ‘trent’anni’ (non si sa se quelli veri del 1881, quelli dichiarati del 1890, quelli tramandati del 1888, oppure quelli arrotondati del 1877)”. 

Un libro da leggere, una studiosa da conoscere, un’autrice da riscoprire.

Il programma degli eventi alla Cineteca:

Carolina Invernizio, 100 anni di (vana)gloria

La Cineteca Nazionale ricorda Carolina Invernizio, a 100 anni dalla morte. Una scrittrice, oggi dimenticata, che dall’epoca del muto fino agli anni Settanta ha ispirato generazioni di sceneggiatori e registi. 

23.11.2016

«È stata, probabilmente, la più prolifica scrittrice italiana: circa 130 titoli, pubblicati in una lunga e onorata carriera. Carolina Invernizio detiene però anche un altro primato, quello delle stroncature; nessuna come lei si è attirata tanti insulti sanguinosi, forse a causa dell’imperdonabile successo, dell’amore appassionato dei lettori e soprattutto delle lettrici. […] Eppure, Giovanni Papini, grande fustigatore letterario, avanza un dubbio: “Una fortuna così lunga e vasta non può essere senza ragioni, né tutte le ragioni possono essere a disdoro della scrittrice o de’ suoi fedeli”. Lei, fiduciosa nella missione pedagogica del romanzo popolare, si consola con una punta di malizia: “Io ho dei critici un’allegra vendetta. Ché le mie appassionate lettrici ed amiche sono appunto le loro mogli, le loro sorelle”. La straordinaria diffusione delle favole nere della Invernizio è collegato al successo del feuilleton e ai primi assaggi di letteratura di massa; con lei, dopo Mastriani, nasce il romanzo popolare italiano, sul modello di quello francese di Eugène Sue o di Ponson du Terrail. Ai collaudati modelli narrativi del racconto d’appendice, Carolina aggiunge però qualcosa di suo: sa come parlare alle donne. Nei suoi libri esplode un nuovo protagonismo femminile, che senza travalicare i confini della cultura patriarcale, li corrode e indebolisce. Le eroine della Invernizio concentrano su di sé ogni potere e ruolo, spingendo gli uomini ai margini dell’intreccio» (Eugenia Roccella).

 

ore 17.00 Il figlio della sepolta viva di André Colbert [Luciano Ercoli] (1974, 85′)

Il figlio della sepolta viva è un sequel apocrifo di Sepolta viva, pensato per sfruttare il grande successo di pubblico del film precedente che aveva inaugurato il minifilone melodrammatico. La duchessa di Cambise commette ogni sorta di angherie sulle sue popolazioni. Un misterioso pellegrino muto, Damy, sa che il vero duca di Cambise è il giovane François, la cui madre Cristine, è stata rinchiusa in una torre e il padre assassinato. Un frate conferma, con una testimonianza scritta, la verità di questa asserzione. La duchessa di Cambise, quando scopre di essere solo figlia di una serva, scatena la sua ferocia ed elimina tutte le persone che potrebbero testimoniare presso il Re di Francia, Luigi XV, per farla deporre.

ore 18.30 Il bacio di Mario Lanfranchi (1974, 113′)

«Uscito un anno dopo Il bacio di una morta di Carlo Infascelli, e quindi penalizzato nel titolo (si ferma a Il bacio…), ma forse più interessante, anche per il cast che presenta e per la costruzione horror. Inizio al cimitero, dove il becchino Gianni Cavina avverte che i morti vanno lasciati stare. Poi si segue la storia di Eleneora Giorgi che si sposa con Maurizio Bonuglia. Ma durante il viaggio di nozze a Venezia, Bonuglia rimane coinvolto in una setta satanica guidata da Valentina Cortese (madame Blixen!) e dalla bellissima e tenebrosa Martine Beswick, una danzatrice alla Bella Otero di gran fascino (è la vera presenza del film). Sono loro che gli fanno credere di essere cornuto. Al punto che Bonuglia avvelena la Giorgi e scappa con la Beswick (come avremmo fatto tutti). Ma la ragazza non è morta. […] Notevoli soprattutto le scene orgiastiche-sataniche e quelle lesbo tra Martine Beswick e Valentina Cortese. Da non perdere assolutamente per i fan della Beswick (certo, neanche per quelli della Cortese…)» (Giusti).

 

ore 20.45 Incontro moderato da Andrea Schiavi con Fiorella Infascelli e Anna Levi

Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Anna Levi Si pecca ad ogni a pagina. Le due vite di Carolina Invernizio (Bibliografia e Informazione, 2013).

a seguire Il bacio di una morta di Carlo Infascelli (1973, 107′)

La contessa Clara è innamorata di Andrea Valverde, ma accetta di sposare il conte Guido quando viene a sapere che Andrea è suo fratello da parte di madre. Clara partorisce una figlia, Guido si lascia irretire dalla sciantosa Yvonne e Andrea parte per la guerra in Libia. Yvonne, per impadronirsi dei beni di Clara la fa avvelenare. Clara viene sepolta ma grazie ad un bacio del fratello si risveglia. «Il cast qui è equamente diviso tra fumetto e tv, con Karin Schubert che non convince molto come cattiva depravata che spinge Orso Maria Guerrini all’omicidio. Per i fan di Silvia Dionisio niente male, comunque» (Giusti).

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