Ermanno Olmi, che si è spento il 7 maggio scorso all’età di 87 anni, ne aveva trenta quando diresse il suo secondo film, Il posto, che nel 1961 vinse alla Mostra di Venezia il premio della critica. Il film del debutto, Il tempo si è fermato, è di due anni prima e descrive l’amicizia fra uno studente e il guardiano di una diga.
La diga era della Edison Volta, la società dove Olmi giovanissimo era stato fattorino e dove in seguito avrebbe ambientato alcuni suoi film.Il posto è fra i film italiani che la Mostra di Venezia di quest’anno presenta nella rassegna dei migliori restauri degli ultimi dodici mesi. Restaurato dalla Cineteca di Bologna con la collaborazione della Titanus, il film è tornato in circolazione sui preziosi circuiti battuti dai cinefili più esigenti.
E’ la storia di un giovane che nella Milano degli anni Sessanta affronta una selezione per trovare lavoro presso una grande azienda. Alcune scene sono girate negli uffici della Edison, dove Olmi aveva realizzato alcuni documentari industriali che sono stati la sua preziosa gavetta. E’ l’allora indiscusso mito del posto fisso che Olmi descrive con i toni delicati che sono una cifra di tutto il suo cinema. Durante la prova, il protagonista conosce una ragazza: sono attori non professionisti, lui è Sandro Panseri, lei si chiama Loredana Detto e qualche anno più tardi sarebbe diventata la moglie di Olmi. Fra gli esaminatori c’è, in una delle sue rare apparizioni sullo schermo, l’amico del regista Tullio Kezich già allora frequentatore di set cinematografici e che sarebbe diventato uno fra i più autorevoli critici cinematografici, in ultimo del Corriere della sera. Da sensibile documentarista, Olmi mostra in una scena piazza San Babila sventrata dagli scavi della metropolitana milanese.
A chi apprezza il cinema di Olmi, questo suo secondo film è davvero significativo perché preannuncia uno stile narrativo che solo un grande regista come lui può vantare e che ha caratterizzato tutta la sua ampia produzione di qualità.