Whitney Houston. Il successo e l’alterazione della realtà

LOS ANGELES – <<L’unico posto in cui “successo” viene prima di “sudore” è il dizionario”>>:  è un aforisma di Vidal Sassoon,  parrucchiere inglese, nato nel 1928, tuttora vivente. Distillato di saggezza popolare che rimanda alla fatica del vivere, all’assunto che felicità e fama  sono distinte, alla costatazione che tutto ha un prezzo.

La fine di Marilyn Monroe, le più recenti morti di Michael Jackson, Amy Winehouse, Whitney Houston, ci fanno chiedere perché alcune persone, baciate dalla fortuna, con le quali la natura é stata prodiga, sono autodistruttive, infelici sino a morirne.
Nell’adolescenza tutti hanno sognato di essere una star della musica leggera: chi cantava su un palco, attorniato da una folla in delirio, era un dio sensuale, irraggiungibile, aveva il Nirvana precluso ai più. La catena di decessi tra le pop star ci dicono  invece che bellezza, denaro, attenzione del mondo, non  costituiscono la felicità;  ci dicono che quella che vediamo è una “alterazione” della realtà.
In questi giorni rimbalzano notizie poi smentite: Whitney Houston ieri sarebbe morta per annegamento, oggi pare per una miscela chimica a base di psico-farmaci. Secondo il sito di gossip Tmz.com il medico legale di Los Angeles avrebbe riferito che nei polmoni non è stata ritrovata acqua, di conseguenza la cantante avrebbe cessato di vivere prima che la testa finisse sotto.  I conoscenti riferiscono che Whitney Houston prendeva abitualmente lo Xanax per domare gli attacchi di panico prima dei concerti. Nessuno però  ha dichiarato di averla vista assumere quel giorno anti-depressivi: anzi sembrava di ottimo umore, perché la sera avrebbe dovuto esibirsi al party che precedeva la consegna dei Grammy Awards.  Ma chi era veramente in grado di percepire quale fosse la vita interiore di Whitney Houston?

Lo Xanax è un farmaco  usato anche da Michael Jackson,  il re del pop  come Whitney Houston   soffriva di attacchi di panico,   entrambi tossicodipendenti, entrambi sovra-esposti  mediaticamente. E’ notorio che il re del pop odiasse la stampa della quale si sentiva bersaglio,  chi è  in prima linea soffre o gioisce se  di lui si parla bene o male come un provinciale qualsiasi. Sui giornali erano finite le vicissitudini familiari della Houston, le liti con il marito che si drogava e la picchiava –  come lei stessa ha dichiarato –  cosa che ha  stressato la figlia. oggi diciottenne. Chi è abituato a essere acclamato, se non si autostima, ha bisogno  di continue conferme, che aumentano con l’aumentare delle aspettative del pubblico. Ansia infernale da prestazione, che spiega gli attacchi di panico, dei quali soffrono moltissimi attori. Attacchi che l’assuefazione alla droga  provoca e centuplica. Cimentarsi, esporsi, venir soppesati, criticati, valutati, l’ansia di livelli sempre più alti,  la paura di non essere al top, sono uno stress che graverebbe chiunque, figuriamoci i più deboli. Ciò detto chi non si stima abbastanza, quando è milionario, come fa a esser certo di essere  lusingato per amore e non per opportunismo?

Nessuna pretesa di spiegare le ragioni della fine di Whitney Houston, spesso non conosciamo sino in fondo neppure i nostri partner. Ma nei meccanismi di successo presenti  nello  show bussinnes  ci deve essere qualcosa che va a detrimento di una relazione salutare tra se e il mondo,  e che influisce sui  predisposti. Dopo i successi planetari seguiti da pesanti vicende personali, alcuni siti mussulmani hanno diffuso la notizia che la star americana avesse trovato finalmente una dimensione di serenità aderendo all’Islam. La vicenda ricorda quella di  Cat Stevens, anch’egli divenuto musulmano osservante, col nome di Yousef Islam. Lo stesso Michael Jackson, dissero, si fosse convertito all’Islam, con il nome di Jacko X. Quali siano le ragioni che avrebbero indotto Whitney Houston ad abbracciare una religione e una filosofia fuori della nostra cultura non è dato sapere,  di certo cercava una dimensione diversa da quella in cui era vissuta.

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