Michelangelo e la Cappella Sistina nei disegni autografi della Casa Buonarroti

Ha inaugurato il 31 ottobre presso la Biblioteca della Camera dei Deputati la mostra Michelangelo e la Cappella Sistina nei disegni autografi della Casa Buonarroti, organizzata dall’Associazione MetaMorfosi, presieduta da Pietro Folena, che gestisce in esclusiva le opere conservate alla Casa Buonarroti di Firenze. 

L’esposizione, realizzata in occasione della celebrazione dei 500 anni dal completamento degli affreschi della Volta della Cappella Sistina, è stata curata da Pina Ragionieri, direttrice della Casa Buonarroti e curatrice anche del catalogo della mostra. 

Ventisei le opere esposte: tredici disegni autografi di Michelangelo e altrettante preziose riproduzioni in stampa dell’epoca.

I tredici disegni raccontano e ripercorrono cronologicamente l’iter creativo e la complessa progettazione iconografica per la realizzazione della Cappella Sistina, un incarico affidato a Michelangelo da Giulio II nel 1508 e accettato dall’artista con una certa riluttanza. Michelangelo era infatti solito definirsi e firmarsi “scultore” e per questo accettò mal volentieri una committenza che considerava “non esser sua professione”. “All’inizio infatti  ci fu un vero e proprio rifiuto, derivante dallo sdegno, ma anche dal dover abbandonare il rapporto tanto congeniale col marmo per un’avventura pittorica che in tali dimensioni non aveva ancora mai affrontato” (P. Ragionieri)

Il 10 maggio del 1508 tuttavia Michelangelo cominciò a lavorare ai primi disegni e ai cartoni preparatori, mentre il lavoro a fresco fu portato avanti nel 1510 e concluso nei due anni successivi.

La Cappella Sistina era stata fatta edificare da Sisto IV della Rovere tra il 1477 e il 1483, ed era già decorata dagli affreschi di grandi maestri del Quattrocento: Botticelli, Ghirlandaio, Signorelli, Perugino. Certo è che l’intervento apportato da Michelangelo rappresentò però una vera e propria rivoluzione, un taglio netto con il passato  e questo non solo all’interno della Cappella stessa, ma nell’ambito della storia dell’arte universale. Di fatto il lavoro, accettato con riluttanza da Michelangelo, divenne il più grande capolavoro di tutti i tempi. 

Come ha raccontato Pina Ragionieri, parlando dell’esposizione, l’intento è stato infatti proprio quello di “raccontare il modo in cui è nato il capolavoro che avrebbe spazzato via ogni passato, con quelle figure travolte da un progressivo aumento di drammaticità, l’impianto architettonico, le composizioni sempre più liberamente configurate, il rifiuto dell’uso dell’oro, che era uno degli estremi ricordi delle botteghe quattrocentesche”. 

I disegni nel percorso espositivo, messi a confronto con le immagini corrispondenti della Sistina, evidenziano immediatamente quella “fisicità” imponente dei corpi che divenne la cifra stilistica del grande Maestro. Il bello, come forma unica e immutabile, non esisteva più per Michelangelo. Dalle figure realizzate per la Volta infatti non può desumersi un vero e proprio canone di bellezza, l’immagine che emerge è quella di una umanità tragica. La figurazione viene concepita come un rilievo, il risalto plastico della forma con la forza incisiva dei contorni e del chiaroscuro, i forti contrasti di parti sporgenti e rientranti, illuminate e in ombra, tende a far risaltare maggiormente il tema eroico di una umanità drammaticamente sola nella sua impresa di riscatto. Le figure muscolose, riprese in scorci audaci, quasi chiuse in un proprio bozzolo di spazio che le isola le une dalle altre, sembrano compiere uno sforzo che mira a contrastare, non solo il peso fisico, ma la gravità stessa per trasformarla in spinta verso l’alto. Michelangelo compie uno scarto rispetto alla tradizione, fonde classico e moderno e realizza una sintesi di pittura, scultura e architettura allo stesso tempo.

Nel 1533, esattamente ventiquattro anni dopo, Michelangelo torna di nuovo a lavorare nella Cappella per realizzare Il Giudizio Universale, su chiamata questa volta di Papa Clemente VII. 

Ma proprio quei corpi nudi troppo carnali, troppo “contorti e drammatici”, l’oscurità allegorica, la libertà iconografica, la provocatoria indipendenza artistica e morale ostentata da Michelangelo, avrebbero creato non poco scompiglio e scandalo soprattutto nel momento in cui l’opera viene “svelata” ovvero il primo novembre del 1541. Il Giudizio di Michelangelo fu ritenuto uno spettacolo del tutto “sconveniente” e inidoneo per quelli che erano i canoni estetici dettati dalla Controriforma. Più che un Giudizio appariva come una “Dannazione Universale”, era l’opera della crisi di Michelangelo. 

La mostra propone l’unico progetto complessivo del Giudizio Finale, sopravvissuto al rogo nel quale Michelangelo distrusse molti dei suoi disegni romani, affinché come riporta Vasari ne ” Le vite”,  “nessuno vedesse le fatiche durate da lui et i modi di tentare l’ingegno suo, per non apparire se non perfetto“.

Una docu-fiction trasmessa per la prima volta il 1 novembre  su Sky Arte (seguiranno repliche per tutto il mese) dal titolo “Michelangelo – Il cuore di pietra” va ad accompagnare e completare questa mostra, come ha voluto sottolineare Pietro Folena stesso, presidente di Metamorfosi: “Volevamo accompagnare la mostra con un’opera televisiva di larga diffusione ma di assoluto rigore scientifico, basata su lettere e sonetti dell’artista”. I sonetti e gli scritti autografi che arricchiscono il docu-drama sono interpretati da Giancarlo Giannini. Il film pone lo spettatore di fronte a un ritratto inedito e molto umano dell’artista, mettendone a nudo le inquietudini, i dubbi, le passioni, gli amori e i momenti di crisi. Dalla sua passione verso il giovane artista Tommaso de’ Cavalieri, agli ideali politici, dai turbamenti e le crisi spirituali, fino al dilemma su come affrontare la committenza per la realizzazione del Giudizio Universale e soprattutto come obbedire ad una Chiesa nella quale non si riconosce ormai più.  E’ inoltre Rutger Hauer ad interpretare Michelangelo nella fase più matura della sua vita.

 

Michelangelo e la Cappella Sistina nei disegni autografi della Casa Buonarroti

31 ottobre – 7 dicembre 2012

Ingresso: libero
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 20 (ingresso fino alle 19), sabato dalle 10 alle 13 (ingresso fino alle 12); chiuso le domeniche 

Palazzo San Macuto

Biblioteca della Camera dei Deputati
via del Seminario 76
Roma


www.camera.it

 

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