World Press Photo 2013: il mondo in un frame

ROMA – Considerato il più prestigioso premio di fotogiornalismo internazionale, il World Press Photo giunge nella Capitale.

Al Museo di Roma in Trastevere, in piazza S. Egidio 1, fino al 26 maggio è possibile visitare la mostra World Press Photo 2013. Un’occasione per vedere le fotografie vincitrici, premiate da una giuria di esperti internazionali. Immagini che hanno documentato e illustrato gli avvenimenti di rilievo internazionale ripresi dai giornali di tutto il mondo.

 

La foto dell’anno 2012 è dello svedese Paul Hansen, che ritrae un gruppo di uomini che, lungo una strada della città di Gaza, trasportano i corpi di due bambini morti verso una moschea per la cerimonia della sepoltura.

Fausto Podavini, vincitore categoria 'Day Life'Tra i 54 fotografi premiati, di 32 nazionalità diverse, ci sono anche sei italiani. Come Fausto Podavini (nella foto a destra), fotoreporter romano, vincitore nella categoria ‘Day Life’. Toccanti i suoi scatti in bianco e nero che riprendono scene di vita quotidiana di una coppia di coniugi, dove Mirella accudisce Luigi, il marito affetto da Alzheimer. “Occupandomi di fotografia sociale, sono sempre attento a storie come quella di Mirella e Luigi che conosco da molto tempo. Quando l’Alzheimer è entrato a far parte della loro vita – continua Fausto Podavini – mi sono interessato a questo fenomeno, per studiarlo e comprenderlo, allarmato anche dal fatto che questa malattia sta interessando soggetti sempre più giovani”. Per avvicinarsi a queste tematiche, bisogna avere sensibilità d’animo e, soprattutto, colpo d’occhio, per cogliere e raccontare storie che altrimenti rischierebbero di rimanere sommerse. “Sono temi che mi emozionano e che mi interessano particolarmente, a cui non si dà voce a sufficienza – afferma Podavini – con la fotografia cerco di dar maggior rilievo a queste realtà minori, sempre un po’ troppo nascoste”.

Un altro italiano, Fabio Bucciarelli, è invece il vincitore del prestigioso premio “Robert Capa” con un lavoro realizzato ad Aleppo, cuore del conflitto siriano. Secondo classificato al World Press Photo, il fotografo è appena tornato da Haiti,  dove la situazione, ci dice, “è ancora sottosopra”.

“Il reportage è frutto della necessità di voler raccontare quello che succede in tutte le zone di conflitto”. “Questo premio – afferma il fotoreporter piemontese –  serve a portare alla luce dei riflettori quello che sta succedendo in Siria, non raccontato abbastanza dai media. Il ruolo del fotogiornalista è quello di documentare, sei lì per quello. Mettere in un frame la storia che si ha davanti”.  Per poter lavorare in realtà così difficili come quella siriana, è importante l’etica del fotografo; “rispetto ed empatia fanno sì che un’immagine sia più bella di una bella immagine”.

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