La Casa dell’Architettura di Roma, la sede dell’Ordine professionale, il luogo dell’architettura ufficiale, si presenta in questi giorni come uno spazio di riflessione sull’abitare inteso nella sua prospettiva di frontiera, di spazio liminare tra interno ed esterno, pubblico e privato, intimo e politico, rifugio e prigionia.
Merito dell’artista Iginio De Luca che, con il progetto Expatrie, elabora un pensiero articolato sul vivere un luogo, nello specifico sul vivere in case ricavate nella ex fabbrica della Fiorucci sulla via Prenestina. Il progetto rientra nel “programma” del Maam – Museo dell’altro e dell’altrove – creato con una collezione della più varia arte per impedire che gli occupanti venissero sgomberati. In sostanza un’operazione che ha riunito una serie di artisti (non solo artisti) chiamandoli a collocare in loco un lavoro.
Iginio De Luca ha forse per la prima volta nella storia del Maam sviluppato un progetto relazionale che fosse dentro la problematica del luogo e dei suoi abitanti. Davide Dormino aveva già realizzato per loro una scala dove era una crollata, caricandola di simbologia evocativa: 33 gradini, utili, percorribili e carichi di un senso di sofferenza e speranza; Iginio De Luca ha offerto una “casa ufficiale”, ha dato una forma planimetrica al loro vivere e al loro futuro, accatastando metaforicamente le loro abitazioni in un personale registro visivo. Quelli di Dormino in loco e il lavoro di De Luca alla Casa dell’Architettura sono ovviamente progetti diversi, rispondenti a ricerche diverse, accomunati però – ci piace sottolinearlo – dal fare un’arte che non sia solo oggetto per riempire uno spazio, ma strumento poetico di servizio, riflessione e speranza.
Tutto questo nel lavoro di De Luca prende la forma di ritratti speciali: fotografie a cui viene sovrapposta una carta da lucido in cui è intagliata la piantina delle case che l’artista ha visitato, arricchita da una stanza immaginaria, legata a un desiderio che prende forma. Ne emergono dei ritratti in cui vi è compenetrazione tra l’essere umano e il suo luogo, immagini che assumono un carattere di maggior forza se si considera che la planimetria “squarcia” l’opacità della carta, un filtro che separa l’io e l’altro, il dentro e il fuori, il privato e il politico.
Accanto a ciò vi sono alcuni schizzi delle planimetrie e un video, il racconto visivo (non un documentario però) dell’incontro tra artista e abitanti, il loro conoscersi e raccontarsi, i rilievi di De Luca e il suo disegnare, l’intimo rapporto che si è creato.
Pensando al percorso artistico di Iginio De Luca, c’è da notare che questo progetto segna un passo importante nella sua ricerca, è in fondo la prima volta che le sue due anime – quella poetica e quella politica – si fondono in un unicum. Expatrie è il punto di contatto tra i lavori sull’intimità e i blitz. Nessuna ironia però in questo caso (al contrario delle sue azioni pubbliche), solo il tratto gentile che però sa affrontare un tema personale nella sua ulteriore prospettiva sociale. La questione della casa non è solo privata, la vita di una comunità – ma pure di un singolo nucleo – è cosa di tutti. E che le opere di De Luca siano presentate fuori del Maam è un elemento di valore che rafforza il progetto, connotandolo di una universalità che travalica la mera occasione, evidenziando una riflessione che prescinde dalla opportunità del momento, del luogo o della persona, chiunque questa sia.
Scheda tecnica
Iginio De Luca – Expatrie
fino al 26 luglio 2016
Acquario Romano – Casa dell’Architettura
Piazza Manfredo Fanti 47, Roma
Orari: dal lunedi al venerdi dalle 9 alle 19
Info: www.casadellarchitettura.it/ / 06 97604598
catalogo Iginio De Luca – Expatrie, Inside Art edizioni, Roma 2016