Arti visive. Seminaria Sogninterra: un nome un programma

A Maranola, sul Golfo di Gaeta, si rinnova il Festival di Arte Ambientale. Fino al 3 settembre

ROMA – Si è aperta il primo settembre a Maranola, frazione di Formia, in provincia di Latina, la nuova edizione di Seminaria Sogninterra, festival di arte ambientale che biennalmente investe il delizioso borgo sul golfo di Gaeta e che sarà visitabile fino al 3 settembre.

Quest’anno il tema individuato dalle ideatrici e curatrici, Isabella Idolfi e Marianna Fazzi, è 1:1, segno che indica il rapporto tra l’opera d’arte e la realtà. Il progetto persegue l’idea iniziale di relazione stretta, forte ma rispettosa, tra le opere e l’ambiente che le accoglie, non solo il contesto urbano, ma anche e soprattutto quello umano. I festival, infatti, spinge il visitatore in un microcosmo comunitario in cui gli artisti, ospitati nelle case locali, diventano cittadini ad honorem, inserendosi in un tessuto già umanamente e culturalmente vivace (è un borgo che, seppur piccolo, vanta numerose associazioni attive), al tempo stesso esaltando e rafforzando uno spiccato senso di comunità e ospitalità.

Le opere, tutte site specific, riflettono e rispecchiano gli intenti curatoriali e lo spirito degli artisti invitati. Tra i dodici presenti in questa edizione, citiamo l’intervento istallativo e performativo di Laura Cionci che, arrivata a Maranola con un progetto in testa, ha vissuto l’accoglienza locale e ha elaborato un lavoro che riflette e stimola la tradizione dell’ospitalità e della cucina: una tavola apparecchiata in una strada, candida fa da tela per una proiezione dei gesti necessari per imbandirla (la risoluzione estetica ricorda, mutatis mutandis, un progetto di Studio Azzurro) e poi una performance corale, con la collettività tutta – cittadini e forestieri in visita – intorno a una tavolata preparata dalle stesse signore che cucinano e servono la cena nel gioioso rispetto di quella condivisione ancora sentita nei piccoli centri. Il lavoro di Laura unisce approccio relazionale e processuale, rinnovandosi il suo rito già da diverse sere, dall’elaborazione dell’idea fino alla presentazione ufficiale. Una serie di cene trasformano protagonisti e pubblico in performer di una abitualità diaria diversamente consapevole ed emotivamente e socialmente rinnovata negli intenti e nell’azione del consumare il cibo. Ad unire i due elementi, i ritratti delle signore con cui ha lavorato, seminascoste tra gli angoli e le strade.

Laura Cionci chiude il percorso che è un vero e proprio attraversamento della città, sulla linea delle opere si entra finanche nelle case e in un paio di meravigliosi giardini privati, la visita è come una processione, ma giocosa, finanche di stupore. Il senso del tutto è proprio sottolineare un’unitarietà e compattezza pur nella differenza degli approcci degli artisti e degli angoli di Maranola. Davide Dormino con L’origine della trama si fa elemento collettore in senso fisico. È proprio lui ad aprire il giro delle opere, la sua cascata di fili di ferro parte da un balcone e sovrasta l’arco che conduce al borgo antico. Ma dove è la sua origine? Lo si scopre molto più avanti nel percorso, quando da una torre spuntano – in alto – dei nodi di ferro. L’opera di Dormino attraversa metaforicamente il borgo, ne coglie lo spirito e lo materializza. Quest’opera evidenza ancora una volta la capacità sempre più chiara dell’artista di  fondere pensiero relazionale e formalizzazione plastica. Dormino è uno scultore, uno di quelli dal fare antico, dalla possente fisicità espressa nel plasmare, è potente ma sa essere delicato, anche nel pensiero. Ed è relazionale, pur non realizzando mai un lavoro strettamente considerato tale.

Tra Dormino e Cionci, dunque, gli altri interventi. Segnaliamo Delphine Valli che raccoglie vecchie mattonelle locali e le “contamina” coi suoi segni, creando anche lei un legame simbolico tra i diversi angoli del borgo. Quella sua geometria tornerà sulla cadente facciata di un palazzo e su un muro accanto…vuoti e pieni rimandano a contemporaneità e storia. Così come in certo modo fa anche l’opera di Gino Sabatini Odoardi: in una vecchia bottega dismessa e vuota, una serie di funi nere pendono dall’altro sorreggendo drappi bianchi di materiale plastico. Il dichiarato riferimento alla storia dell’arte si accompagna all’immagine dei panni bianchi di uso comune, alla quotidianità del vivere un luogo, all’agire casalingo e ai panni stesi. L’elemento aulicamente lirico si accompagna a quello liricamente prosaico. Al lirismo delle piccole cose è anche dedicata l’opera di Aurora Meccanica che, nell’interno abbandonato di una casa, sull’ombra di una gabbietta per uccelli unisce la proiezione di un volo di passeri.  L’invito è a scuotere la voliera così da liberare i prigionieri Invisibili infondo, ma presenti. 

Chiudiamo con un consiglio: andate a Maranola, andateci in questi giorni. Ne vale la pena.

 

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