Édouard Manet a Palazzo Reale con i suoi capolavori

 “È molto più abile di tutti noi, ha trasformato il nero in luce” Camille Pissarro

MILANO –  Ribelle ai rigori e ai rigidi schemi accademici, scandaloso  per la sua epoca,  è Edouard Manet,(1832-1883) il pittore  parigino precursore dell’impressionismo. Le sue pennellate schiette, en plein air  liberano  le emozioni. Il più parigino dei pittori divento’ il paladino della libertà di espressione degli artisti. I suoi capollavori sono arrivati dal Musée d’Orsay di Parigi a  Milano  a Palazzo Reale,  alla Mostra  Manet e la Parigi moderna inaugurata oggi a Milano( 8 Marzo- 2 Luglio). Attraverso un viaggio tra le sue tele, ci immerge nella  “meravigliosa” modernità di una Ville Lumière di fine Ottocento, in piena trasformazione. La mostra prevede un percorso di dieci sezioni.

Nella sezione Paris Moderne, Manet  ci descrive  la sua  città, che  amava girare, a piedi, con straordinario realismo quotidiano. Sulla scia di Baudelaire, si afferma come un “pittore della vita moderna” e sceglie di affrontare temi nuovi, che osserva per la strada, al Teatro dell’Opera, nei bar e nei “caffè-concerto”. Numerosi disegni con progetti di edifici, chiese, stazioni che testimoniano l’effervescenza costruttiva della città nell’ultimo ventennio dell’Ottocento.  

Boulevard, grandi magazzini, vetrine, luminarie, stazioni, giardini pubblici, piccoli e grandi mercati coperti, caffè,  circhi, ippodromi e i teatri dell’opera e di prosa, dove la buona società fa mostra di sé, si scruta, fa affari.  Questo è ben raccontata nelle opere della sezione Parigi in Festa, che ci offre uno spaccato eccellente della mondanità parigina e ci racconta di un demi-monde di prostitute, svelandoci senza pietà i vizi borghesi. La  nuova Parigi è un pullulare di luoghi di piacere e di evasione. 

Il convulso e radioso progresso cittadino e la città in festa riposano su un’illusione perversa, perché è sulle fatiche e le lacrime dei poveri che si fonda la prosperità della capitale e si crea l’aspra disarmonia sociale, focolaio di violenze, che si può cogliere nei dipinti di Stevens, Béraud e Boldini, e nei disegni di Constantin Guys, che lasciano scorgere le difficoltà della vita, l’indigenza, la prostituzione, la miseria morale, che si nascondono sotto la maschera della festa.

Ecco Parigi dei caffè, delle strade, delle persone meno abbienti, che fa da contraltare al lusso e all’opulenza della vita borghese. Manet frequenta il Café Tortoni in Boulevard des Italiens, il Café Guerbois in Avenue de Clichy, La Nouvelle Athènes di Place Pigalle, o ancora la Brasserie Reichshoffen sul Boulevard de Clichy. Caffè e brasserie sono tra i pochi luoghi in cui si mescolano ancora i diversi gruppi sociali, e Manet mostra uno spiccato interesse per l’umanità,  per il popolo come per l’alta  borghesia. Raffigura quindi fianco a fianco il borghese e l’operaio, ciascuno isolato nel proprio mondo, mentre gustano un boccale di birra in un’atmosfera venata di malinconia. Spicca uno dei capolavori di Manet La cameriera della birreria (1878-1879), ritratto di una lavorante di brasserie  che aveva colpito Manet per la sua bravura e diventa la sua modella. Manet la rappresenta in una posa seducente, come una sorta di “escort”, ante litteram, con il suo “protettore”, l’uomo in maniche di camicia, che la accompagnava a posare nell’atelier del pittore. In questa esposizione non ci puo’ sfuggire che Protagoniste assolute dei suoi quadri sono le donne….L’autore degli  scandalosi  Le déjeuner sur l’herbe (1863) Parigi,  Musée d’Orsay) che arrivo’ come una bomba sui benpensanti parigini e Olympia (1863-1865, Parigi, Musée d’Orsay).Dipinge inoltre signore eleganti del bel mondo e del demi-monde che vediamo nel percorso della mostra. Manet infatti fonda gran parte della sua rivoluzione pittorica sulla rappresentazione di donne moderne, caratterizzate da una “propria personalità”. Le figure femminili rivestano un ruolo importante nella pittura di Manet,  l’interesse dell’artista è rivolto all’interiorità delle sue modelle, colta essenzialmente attraverso il loro sguardo, ora intenso, ora malinconico, ora smarrito, vivace o divertito. Un emozionante riflesso della modernità di Manet che resta d’attualità.sUn posto di riguardo dell’esposizione ‘Sulle Rive” la sezione dedicata all’amore del pittore  per il mare che ha solcato fin da ragazzo in un lungo viaggio in Brasile e ha frequentato spesso le spiagge francesi. Qui sono esposte cinque sue vedute marine, tra cui spiccano le due tele Chiaro di luna sul porto di Boulogne (1869) dove dimostra una eccellente padronanza nel raffigurare il mare in tutta la sua profondità così come la complessa struttura delle imbarcazioni e La fuga di Rochefort (1881), dedicata alla rocambolesca evasione del celebre giornalista Henri Rochefort, di cui è in mostra un ritratto di Boldini.  

Il pittore impressionista, ha dipinto numerose nature morte nell’ultimo periodo della sua vita, appena cinquantenne, ma già molto malato. Nella  sezione  dedicata “ Natura Inanimata” sono esposti incantevoli dipinti floreali: due di Manet, Ramo di peonie bianche e cesoie (1864), specie molto in voga nell’Europa ottocentesca, che Manet coltivava nel suo giardino di Gennevilliers, qui dipinte nella fugacità del momento in cui il fiore passa dalla vita alla morte, sottolineando l’angoscia della transitorietà, e Fiori in un vaso dicristallo(1882),L’asparago(1880)

Nell’esposizione spicca l’Heure Espagnole, sezione riservato al rapporto singolare ed esplicito di Manet con la pittura spagnola del Secolo d’Oro e con l’universo di Goya. I legami tra Manet e la Spagna derivano innanzitutto da un immaginario pittoresco, di pura fantasia. Solo dopo il cocente insuccesso della presentazione di Olympia al Salon del 1865 l’artista decide di lasciare Parigi per andare a cercare Velázquez,”il pittore dei pittori” nel quale scopre “il pittore dei pittori”, al museo del Prado. La Spagna appariva allora come una terra di rigenerazione dove trovare scampo dall’onnipotente Accademia che sclerotizzava l’arte parigina.

È proprio nelle tele d’ispirazione spagnola che Manet compie le scelte cromatiche più radicali. Le persiane e la ringhiera verde acido del Balcone parigino (1868-1869.

 Testimoniano questo ispanismo le vesti della ballerina Lola Melea, nota come Lola di Valencia (1862), il cui fascino luminoso è paragonato da Baudelaire a quello di “un gioiello rosso e nero”; Il combattimento di tori (1865-1866), Angelina (1865), Il pifferaio (1866), immagine della mostra, rifiutato al Salon dello stesso anno per la radicalità del trattamento pittorico. 

Manet e la Parigi Moderna, Palazzo Reale, Milano, dall’8 marzo fino al 2 di luglio. La mostra é curata da Guy Cogeval, storico presidente del Musée d’Orsay.

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