Eurostat: occupazione stabile nell’Eurozona nell’ultimo trimestre. Ocse: Italia penultima

BRUXELLES – 144 milioni e mezzo. E’ il numero di lavoratori contati nell’Europa a 16. Che diventano oltre 221 milioni se consideriamo l’Unione a 27. Lo comunica Eurostat, l’istituto europeo di statistica.

Nel terzo trimestre dell’anno l’occupazione nei 16 Paesi dell’Eurozona è rimasta invariata rispetto al trimestre precedente mentre è diminuita dello 0,2% rispetto allo stesso trimestre del 2009 con andamenti pressoché identici per i 27 Paesi dell’Ue. Il numero dei lavoratori è diminuito particolarmente in Grecia e in Spagna (-0,7%) rispetto al trimestre precedente. Simile la flessione dell’occupazione in Portogallo (-0,4%), in Slovenia (-0,2%) e in Italia (-0,1%) che fa però registrare -0,5% rispetto al -0,7% su base annua. I settori che hanno fatto registrare una lieve flessione nel periodo luglio-settembre 2010 sono stati quello delle costruzioni (-1,1% area EU a 16; -1% in quella a 27) e il manifatturiero (-0,3% nella Unione a 16 e -0,2% in quella a 16).

In ripresa, invece, l’occupazione nei servizi finanziari e nelle attività imprenditoriali dove si è registrato un +0,3% nell’Europa a 16 e un +0,2 in quella a 27.
Intanto, l’Ocse ha reso noto che a ottobre 2010 la disoccupazione in Italia è salita all’8,6%, con un aumento dello 0,3% rispetto a settembre e dello 0,4% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. In particolare, sul fronte dell’occupazione giovanile, è emersa la difficile situazione del nostro Paese dove solo il 21,7 per cento dei giovani ha già trovato lavoro. Peggio sta solo l’Ungheria (18,1%).

“Purtroppo non stupiscono i dati forniti oggi dall’Ocse sul l’occupazione giovanile in Italia”, ha affermato il responsabile Pd dell’organizzazione e delle politiche sul territorio, Sergio D’Antoni. A fargli eco il il segretario Confederale della Cisl, Giorgio Santini: “Il rapporto Ocse conferma la situazione occupazionale assai critica per i giovani, con l’Italia in posizione particolarmente debole”. Per Santini le ragioni vanno ricercate nel “ mancato rinnovo dei contratti temporanei, fenomeno che potrebbe avere un nuovo picco con la fine dell’anno, momento in cui vengono normalmente a scadenza una serie di contratti flessibili”.

Per Paolo Reboani, presidente di Italia Lavoro, invece i dati Ocse sull’occupazione dicono che “dobbiamo concentrarci sulle strategie più efficaci per contrastare la disoccupazione giovanile, fondate su un innalzamento del livello di preparazione e sulla maggiore flessibilità rispetto alle esigenze del mercato”. Per Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil, si rende necessario il varo di “misure straordinarie che sostengano la ripresa economica e mettano le imprese nelle condizioni di creare nuovi posti di lavoro. In particolare”, ha concluso, “è preoccupante l’altissimo tasso di disoccupazione giovanile che, come rilevato dall’Ocse, in Italia è tra i più alti fra i paesi industrializzati e che va contrastato con specifici programmi di intervento”.

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