Una storia sbagliata. Un amore e una guerra e tante cicatrici nell’anima

ROMA – Gianluca Tavarelli torna al cinema con Una Storia sbagliata con Isabella Ragonese e Francesco Scianna e ci racconta la storia d’amore di due ragazzi che vivono a Gela, comune siciliano tristemente famoso per il polo petrolchimico che dagli anni sessanta ha creato lavoro ma nello stesso tempo un  inquinamento devastante che ha distrutto intere generazioni.

Stefania è un medico che si occupa proprio dei bimbi nati con malformazioni causate dall’inquinamento. Roberto, invece, è un soldato in perenne missione all’estero. I due hanno una storia normale, si amano, si sposano, mettono su casa, ma poi ben presto si intuisce che c’è qualcos’altro. La loro storia d’amore è raccontata con dei flashback mentre il regista segue Stefania in un viaggio in Iraq, al seguito di una missione umanitaria che si occupa di bambini, in cui la vediamo completamente diversa. Silenziosa e cinica, per non dire cattiva. Sorda al dolore di bambini che arrivano in quell’ospedale, capace di mettere a repentaglio la vita e la sicurezza di tutti compresa quella di un traduttore che si offre di aiutarla. Chiusa in un dolore che non ci viene spiegato, che la porta a cercare una verità che sembra seguire tracce del marito nel deserto iracheno. 

Tavarelli prova a mescolare insieme diversi linguaggi, partendo dalla storia d’amore tra i due protagonisti s’inoltra nel territorio del film di denuncia, mostrando sia la brutalità della guerra sui civili sia la devastazione che avviene nell’anima di tutti coloro che ne sono coinvolti compreso i soldati come Roberto, dimostrando che poi ogni Sud del mondo è uguale a se stesso. 

Peccato che ad un certo punto i due piani di narrazione si aggrovigliano, tutto si complica, il film diventa una specie di mistero che disorienta lo spettatore, che continua a seguire la ricerca forsennata di Stefania senza avere il tempo di soffermarsi su quello che vede e senza capire il perché di questa ricerca e di questa sua cieca follia che trova una valida ragione solo verso la seconda metà del film. Tavarelli porta troppo per le lunghe questa scoperta, mancando una grande occasione di fare di Una Storia sbagliata, un film importante, non solo una storia d’amore.  

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