Basilica di Sant’Alessio. Pirandelliana: le verità della condizione umana

ROMA – La verità, la patente, l’uomo da fiore in bocca, all’uscita: esemplare panoramica sul grande maestro nel teatro suggestivo della basilica di Sant’Alessio all’Aventino.

“Lasciatemi amministrare la giustizia di questi piccoli uomini feroci”, così ha esordito il giudice in La verità.  È chiamato a giudicare Tararà, che ha ucciso la propria moglie ad accettate e si difende nel dibattimento appellandosi al diritto d’onore, poiché ella lo tradiva. Dietro la maschera del contadino si cela il lato feroce e bestiale: emerge nella novella il ricorrere del tema della maschera, predominante in tutta l’opera pirandelliana.
In La patente uno iettatore querela coloro che fanno spergiuri in sua presenza, ma con lo scopo di vedere riconosciuta dalla legge questa sua “prerogativa” e guadagnarsi la “patente” e di farne una vera e propria professione, dato che Rosario Chiarchiaro ha perso il lavoro a causa di queste maldicenze, con tre figlie a carico e una moglie paralizzata. Una maschera dunque imposta da altri, dalla società, alla quale non è possibile ribellarsi se non con l’arguzia della follia. La pazzia è talvolta interpretata, nel teatro pirandelliano,  come un esito del relativismo dell’esistenza e delle numerose maschere che si è costretti ad indossare disperdendo la vera essenza del proprio io. Marcello Amici nei panni di Chiarchiaro da un volto umano alla drammaticità dell’emarginazione del menagramo.
Nell’atto unico L’uomo dal fiore in bocca, tutto si consuma sulla banchina di un treno: un uomo confessa ad uno sconosciuto di avere una malattia incurabile e racconta come ciò ha cambiato il suo sguardo sul mondo, apprezzandone tutte le sfumature ed i particolari, osservando per ore “un commesso intento a fare pacchetti così come contare ogni filo d’erba di un cespuglio”. Un inno alla vita, che assume maggiore significato al cospetto della morte.
All’uscita mette in scena un dialogo nell’al di là tra due morti, una sorta di meta riflessione sulla propria condizione e sulla vita oltre la morte. Nella parte della donna uccisa dall’amante convince l’interpretazione di Anna Varlese con la sua roboante risata.
Cinque storie, un solo percorso attraverso le verità della condizione umana e le molteplici risposte che cambiano al mutare degli eventi. E la bottega delle maschere ci prende per mano in questo viaggio di decodifica della parola del grande maestro.

Personaggi             Interpreti
La verità
Il narratore         Alcide PASQUINI
Tararà                 Lorenzo MESSERI
Il Presidente    Marco VINCENZETTI
Un avvocato                    Carlo BARI
La patente          
Rosario Chiarchiaro     Marcello AMICI
Rosinella, sua figlia  Raffaella ZAPPALA’
Il giudice D’Andrea  Marco VINCENZETTI
Il primo Giudice          Anna VARLESE
Il secondo Giudice     Alcide PASQUINI
Il terzo Giudice            Ilaria CARLUCCI
Marranca, usciere  Umberto QUADRAROLI

L’uomo dal fiore in bocca
L’uomo dal fiore in bocca Marcello AMICI
Un pacifico avventore   Umberto QUADRAROLI
Una donna                    Valeria PISTILLO

All’uscita
L’uomo grasso          Marco VINCENZETTI
Il Filosofo                  Marcello AMICI
La donna uccisa        Anna VARLESE
Il bambino della melagrana

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