Teatro Agorà. “Pazza d’amore” di Dacia Maraini: come la TV offende la donna

ROMA – Era il 1984 quando Dacia Maraini decise di scrivere un testo di profonda satira sulla comunicazione dei mezzi televisivi. Chissà se nel suo immaginario già vedeva riflesso il linguaggio dei reality show che al giorno d’oggi spopolano per l’universo dei canali satellitari!

Se avesse o meno in mente il format che va attualmente per la maggiore, ciò che accomuna l’ieri all’oggi e che risalta nel suo intenso monologo teatrale Pazza d’Amore, messo in scena in questi giorni all’Agorà di Roma dal regista Emanuele Vezzoli,  è un ritratto di degradazione dell’essere umano ad opera dei contorti meccanismi che governano le leggi del quarto potere. Sara Pallini è Renza, una prostituta che si trova quasi per caso ad affrontare il provino per un nuovo programma televisivo “di informazione”. Spinta dalla migliore amica e “collega” –che scopriamo gradualmente essere la spinta motivazionale dei suoi sentimenti ed azioni, nonché l’oggetto del suo innamoramento – viene obbligata dall’intervistatore (interpretato dal giovane Matteo Castellino) a svelare i sui segreti professionali, con la formale esortazione ad esprimere commuoventi tematiche sociali – perché “è questo che le famiglie vogliono” – ma col recondito e scontato obiettivo di incrementare gli indici di ascolto con i piccanti particolari dell’esperienze notturne legate al lavoro della ragazza.

 

Incorniciata da una parete di monitor che inquadrano sensuali scene erotiche “vintage” tra fumetti e pellicole del passato (la scelta spazia da Bette Davis a Stefania Sandrelli), la signorina si districa come in un quadro aldiqua e aldilà del quale scioglie gradatamente i suoi ricordi attivando una memoria finora rinchiusa forzatamente nei meandri della sua abitudinarietà professionale. Dapprima eccitata dai riflettori e microfoni e confusa dalle palpitazioni emozionali che la vedono per la prima volta parlare davanti ad una telecamera – incastrata in uno stadio misto di frustrazioni ed insicurezze fino a far spazientire quasi del tutto il produttore comunque già nervoso perché atteso dalla moglie, ed in particolar modo dalle sue cipolline in agrodolce, a cena – Renza  inizia ad acquisire sicurezza nel dipanarsi dei racconti, quando attinge ai particolari delle sue squallide storie di letto con un senso di straniamento e critica dell’universo maschile e, al contempo, un senso di debolezza e attrazione nei confronti del suo stesso sesso, ed in particolare del triangolo psicologico a cui è spesso sottoposta da una coppia di colleghe ed intime amiche. 

 

La scelta registica delle prossemiche e della luce è incisiva sull’esternazione caratteriale del personaggio che, mentre racconta, illustra, giudica ed urla contro il suo intervistatore, riesce anche a riflettere, a spaventarsi, a tornare sui suoi passi fino a quando – stremata dal suo stesso outing – si convince a non voler partecipare al programma, che alimenterebbe solo le accentuate morbosità di un interlocutore virtuale e vuoto d’animo. Ma per tornare indietro è troppo tardi e, forse, non basta neanche concedersi al ricatto sessuale del regista del provino, perché il reality-show dell’orrore, per mietere maggiori consensi, deve continuare a sacrificare le vittime dell’illusione.

 

Un testo che fa riflettere, ghiacciando gli entusiasmi dell’entertainment, sui costumi e gli andazzi mediatici della nostra società; uno spettacolo che tiene incollati gli sguardi e le orecchie per un paio di intense ore, con ritmi visivi e accorgimenti narrativi scenici originali; una performance attoriale a tutto tondo che ci appare come una graditissima sorpresa nel panorama interpretativo odierno: sono questi gli elementi vincenti di una messa in scena che, se da un lato esalta positivamente le espressività e gli strumenti del teatro d’autore, dall’altro lascia in bocca l’amara riflessione di chi vorrebbe opporsi al voyeurismo del grottesco mezzo televisivo chiedendo maggior rispetto e dignità per la donna e per chiunque affronti con innocente entusiasmo la barriera dell’etere mediatico.

PAZZA D’AMORE” di Dacia Maraini

Dal 16 al 28 Aprile 2013 

Teatro Agorà Sala B – Roma

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