A Cannes 66 Le Passé dell’iraniano Asghar Farhadi è dato già tra i papabili per la Palma d’oro

CANNES (corrispondente) – Al Festival di  Cannes sotto una pioggia e un clima bretone, sono arrivati anche i fratelli Ethan e Joel Coen da Holliwood alla Croisette, per presentare il loro ultimo, attesissimo lavoro, questa sera proiezione per la  stampa di  Inside Llewdn Davis. Il  film,  ispirato alla figura del musicista folk Dave van Ronk.

La pellicola, ambientata negli anni 60, racconta la storia di un giovane aspirante cantautore, interpretato dall’attore Oscar Isaac, che cercherà di districarsi nell’ostico mondo musicale, avventurandosi nel sottobosco di produttori musicali e cantautori e lotterà per guadagnarsi da vivere con la musica. Nella giornata di ieri, siamo stati toccati dalla profondità di sentimenti del Film Le Passè dell’iraniano Asghar Farhadi, che è già tra i papabili per la Palma d’Oro e da Miele di Valeria Golino. Il film Le Passè, come sottolinea il titolo, ci racconta  del passato, che grava come un macigno sulle nostre vite e sulle conseguenze inevitabili,che può avere sul presente. La trama è semplice.  Dopo 4 anni di separazione, un uomo, Arnad, arriva a Parigi da Theeran, per formalizzare il divorzio con Maria (Berenice Béjo) sua moglie, una donna francese. Il dramma di una separazione, è stato ben interpretato dall’attrice Berenice Bejo, Palma d’oro nel 2011 a Cannes per il Film The Artist. Una storia, quella di Le Passè, universale, della nostra società di oggi, al centro una relazione complicata, come molte ,che può  ritrovarsi a vivere chiunque, fatta di incomprensioni, di sottintesi, di parole non dette e di troppi silenzi. “ i sentimenti che prevalgono in Samir sono d’indecisione, tristezza e sensi di colpa” ha detto l’attore Tahar Ramin .“  L’amore” ha detto ci porta spesso a situazioni complesse come questa”. Nel film c’è attenzione anche  per l’infanzia,i bambini sono descritti come vittime e testimoni delle vicissitudini sentimentali degli adulti.

E a portare ieri l’talia sul Red Carpet, tra la cinematografia mondiale, è arrivata Valeria Golino, un’eterna teen-ager nell’aspetto e nella spontaneità, arrivata a Cannes al suo esordio di regista nel film Mielle. Miele è un angelo che aiuta i malati terminali a morire. Miele è una donna, che se fa l’amore lo fa con passione. Miele è Irene interpretato da Jasmine Tinca diretta dalla brava, debuttante-regista  Golino. Miele a Cannes,che  è  in corsa nella sezione un Certain Regard, ha avuto la standing ovation di applausi da pubblico e critica. Al centro del suo film un tema molto delicato la “dolce morte”. “Credo che ogni essere umano debba decidere della propria vita, del proprio corpo, eventualmente della propria fine”. Un film doloroso che ci fa riflettere sul tema dell’eutanasia ancora tabù in Italia e dell’importanza di avere la possibilità di poter scegliere, quando è necessario abbreviare l’agonia, quando la sofferenza arriva a ledere la dignità umana.

Domani c’è attesa per il film le Dernière des injustes un documentario di Claude Lanzmann, che sarà presente in sala per la proiezione. Un film fuori concorso, un film-documentario, forte sull’olocausto. L’ottantottenne regista francese, è conosciuto per il suo film Shoah “ Non avrei mai immaginato una simile mescolanza di orrore e bellezza” diceva del Film cult, sulla persecuzione degli Ebrei, Simone De Bouvoir. Il cineasta francese, nella pellicola le Dernière des injustes, ha raccolto una testimonianza unica di Benjamin Murmeissein, un ebreo che ha salvato migliaia di ebrei, ma anche un personaggio ambiguoa, è stato accusato di aver collaborato, suo malgrado, con i nazisti, da questi ultimi era stato nominato a capo del “consiglio degli ebrei” nel campo di Theresienstadt, in Polonia, un luogo che rappresenta l’apice della crudeltà nazista nello sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale e costruito per far credere al mondo che il Fhurer aveva “donato una città agli ebrei“. “Benjami  Murmessein è stato vittima di un’immagine negativa” ha detto il regista “ Mi ha molto colpito la sua onestà, il suo coraggio. L’ho incontrato a Roma nel 1975, per un’inedita intervista  dove viveva in esilio e accusato ingiustamente dagli ebrei io volevo finalmente rendergli giustizia”. “ Il film” ha proseguito il regista” susciterà numerose polemiche , ma mostrerà chiaramente che non sono stati gli ebrei a uccidere i loro fratelli e si vede chi sono i veri assassini”.

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