Cannes 2013. “Un chateau en Italie”, in concorso e parla italiano. Recensione. Trailer

CANNES (nostro corrispondente) Ebbene, chi pensa che a Cannes l’Italia sia rappresentata solo da Paolo Sorrentino con il film “La grande bellezza”, si  sbaglia di grosso. Sul tappeto rosso della Croisette c’è un altro film che parla italiano e che, in parte, mostra i paesaggi e le belle ville italiane.

Si tratta del film in concorso “Un château en Italie” di Valerie Bruni Tedeschi con un cast che vede, nel ruolo di co-protagonista Filippo Timi, Silvio Orlando e una fantastica Marisa Borini.  La storia è presto fatta: una famiglia benestante costretta a vendere l’antica villa, un amore inconsueto a lieto fine, la malattia e la morte.
Louise (Valeria Bruni Tedeschi) e Ludovic (Filippo Timi) sono i rampolli di una nobile famiglia caduta in disgrazia. I Levi, cosí si chiamano, sono lo stereotipo della decadenza. Un tempo ricchi, ora costretti a vendere il castello di Castagneto, non ancora vecchi ma neanche giovanissimi si sollazzano tra ricordi e risatine infantili. Ma se Louise non si rassegna allo scadere del tempo e cerca a tutti i costi una gravidanza assisitita con un giovane attore di belle speranze (Louis Garrel), Ludovic vive il dramma dell’AIDS. Nel film c’e un po’ di tutto: i soldi che mancano per mantenere un castello sfarzoso, le aspirazioni mancate e la malattia. Il tutto squisitamente infarcito di stereotipi italiani, di superstizione e di canzoni alla Buscaglione. La casa è il personaggio principale: “le generazioni passano ma le case restano” dichiara la regista che riceve i complimenti del suo partner nel film. “Valeria è stata bravissima a dirigerci è una regista con le …palle” afferma Timi che quando gli hanno proposto il ruolo pensava di non essere il tipo giusto. Invece, se l’è cavata piú che bene. Il film è grazioso e delicato, forse mostra un’Italia che non c’è piu’ ma sopravvive grazie ai ricordi di chi, per un motivo o per un altro è emigrato tanti anni fa. Inutile negarlo, il film della Bruni Tedeschi ha qualcosa di autobiografico e molto snob.
Le belle ambientazioni dei paesaggi invernali, le gag sulla superstizione napoletana che strappano qualche sorriso, e tanti temi forti raccontati con leggerezza. La leggerezza tipica del cinema francese che nel caso di “Un château en Italie” strizza l’occhio al mercato europeo o quanto meno nostrano, magari senza palma ma con la speranza di guardare un giorno, chissá, piú in lá.

Un chateau en Italie – Trailer

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