ROMA – Le risate tristi sotto la maschera del giullare e una vita assopita nella malinconia spingono Ferdinand Brocolì, ex clown e domatore di cavalli, a commissionare un omicidio: il proprio.
Il protagonista chiede così alla camorra di ingaggiare un killer per mettere fine alle proprie sofferenze. Ma ad essere incaricato del delitto, è il giovane e impacciato Peppino. Tra i due, il primo impreparato a morire e l’altro incapace di uccidere, scatta una reciproca, immediata compassione. Ma l’arrivo degli ospiti che Ferdinand attende per il weekend, complica le cose.
Tra i primi ad arrivare un giudice e sua moglie, Gabrielle, problematica e apparentemente squinternata, l’unica in grado di comprendere la profonda inquietudine del clown. Arriva anche la figlia di Ferdinand, cinica e ambiziosa, accompagnata dal suo fidanzato, un funzionario di polizia. Tra intrecci, incomprensioni, riappacificazioni e colpi di scena la commedia “Bisogna uccidere il clown” – in scena al teatro Manzoni a Roma fino al 20 marzo – riesce a divertire con garbo.
La piéce, scritta da Jean-Francois Champion e liberamente adattata da un eccellente Carlo Alighiero, protagonista insieme ad Elena Cotta, si muove sulla metafora del pagliaccio triste, del buffone incompreso che sorride e diverte ma nasconde le lacrime. Dietro il naso finto e il cerone del saltimbanco, infatti, – sembra voler dire l’autore – c’è un fortino di debolezze, di umane fragilità, a cui nessuno è interessato. Ciò che il clown deve fare è ridere, deridere, irridere e nulla più. E deve farlo senza sosta, per intrattenere un pubblico, interessato – in platea come nella vita – soltanto al proprio sollazzo. “Bisogna uccidere il clown” segna il grande ritorno al Manzoni di Carlo Alighiero (artista poliedrico, regista, autore, doppiatore di Anthony Quinn e Laurence Olivier) e di Elena Cotta, icone di un teatro autentico, autorevole, dove l’esperienza e il talento sono optional rigorosamente di serie. In scena anche Riccardo Barbera, Raffaello Benedetti, Eleonora Godano, Fabio Frattasi e Danilo Celli.
Al teatro Manzoni di Roma fino al 20 marzo