“Nell’anno del signore”, come è facile intuire, è la sceneggiatura teatrale di quel magnifico film che il grande pubblico ha visto al cinema, interpretato da attori immensi, quali Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Claudia Cardinale e Alberto Sordi.
La storia la conosciamo più o meno tutti: siamo a Roma, nel 1825, sotto il Pontificato di Leone XII, papa intransigente e reazionario, pronto a reprimere nel sangue i primi moti carbonari, tramite il braccio armato rappresentato dal cardinale Rivarola e dalla polizia pontificia. Nella repressione incappano ingenuamente il giovane e stimato chirurgo romano Leonida Montanari e Angelo Targhini, modenese e poco più che ragazzo, anche lui innamoratosi degli ideali libertari propugnati della Carboneria. Nonostante il coprifuoco imposto dalle autorità, la statua di Pasquino continua curiosamente a “parlare”: grazie ai suoi poemetti infarciti di spietata presa in giro, l’anonimo autore continua impunemente ad attaccare il potere temporale e i preti.
Protagonista del dramma è Cornacchia, un povero ciabattino, analfabeta ma dotato di grande saggezza: sue le famose riflessioni “questi vojono fa la rivoluzione, ma so’ fregnoni” oppure, “il popolo non vuole la libertà, ma il quieto vivere”. Accanto a Cornacchia, l’ebrea Giuditta, la sua amante, che però si innamora di Montanari e anche di Targhini! I quali, purtroppo, termineranno i loro giorni sotto la ghigliottina di Mastro Titta: ovvero “l’omo più moderno de Roma”! Così, infatti, lo definisce Montanari nell’ultima scena; a significare che la Restaurazione aveva accettato una sola innovazione, nata con la Rivoluzione Francese: la ghigliottina, appunto! Questo episodio storico viene trattato dalla penna di Luigi Magni con una costante ed arguta ironia, unita a vari spunti comici e a frasi simboliche che sono poi diventate emblematiche.
Ma vediamo ora i personaggi di maggior peso: in primis, ovviamente, Antonello Avallone, nel ruolo di Cornacchia, come sempre impeccabile nei ritmi e nella costruzione del personaggio. Abbiamo apprezzato molto Silvia Vitale, perfetta e credibile nella parte di Giuditta, Francesco Marioni e Daniele Di Matteo, rispettivamente Montanari e Targhini; quindi Tonino Tosto, nella porpora del vendicativo Card. Rivarola, e Claudio Morici, sanguigno e appassionato nel ruolo del frate. Accanto a loro, sul palco, anche Nanni Candelari, Giordano Cappellazzo, Roberto Celestini, Federico Mastroianni, Pietro Clementi, Valerio Palozza e Salvatore Rivoli.
Lo spettacolo risulta affascinante e registicamente suggestivo: colpisce lo spettatore un palco quasi privo di scenografie, salvo alcuni elementi polifunzionali, ma da un lato spicca una gigantesca statua di Pasquino: in realtà Antonello Avallone realizza la sua facendo un uso allargato dello spazio: tutta la platea diventa un grande palcoscenico, con gli attori che si muovono, corrono, si inseguono lungo i corridoi tra i vari settori: la consequenziale deframmentazione dello spazio e la scenografia surreale consentono allo spettacolo di mantenere quella fluidità e quei ritmi che sono tipicamente tipicamente cinematografici. Sicuramente un lavoro impegnativo, e faticoso, di cui va dato merito ad Avallone, che per le scene e costumi si è avvalso della storica collaborazione di Red Bodò. Uno spettacolo sicuramente da non perdere!
Fino al 23 marzo 2014
TEATRO DELL’ANGELO
Via Simone de Saint Bon n. 19 (V.le Milizie-V.le Angelico)
Info : tel. 06/37513571- 06/37514258 www.teatrodellangelo.it