Pulp Fiction, venti anni fa il “ciclone” Tarantino

Nel 1994 usciva il celebre film che rilanciava Travolta e faceva entrare il regista tra le star di Hollywood

 

Per me la violenza è un soggetto del tutto estetico. Dire che non ti piace la violenza al cinema è come dire che al cinema non ti piacciono le scene di ballo”

 

MILANO – Sono passati venti anni dall’uscita di “Pulp Fiction”, la pellicola che trasformò uno giovane talento del cinema in una vera e propria star di Hollywood. Quentin Tarantino, allora 31enne, aveva diretto “Le Iene”, uscito nel 1992, elogiato dalla critica ma un fiasco al botteghino. Aveva scritto la sceneggiatura di “Natural born killers” diretto da Oliver Stone. Dopo aver litigato furiosamente con il regista fece togliere il suo nome dai crediti del film. Si occupò anche del soggetto di “Una vita al massimo” portato sul grande schermo da Tony Scott.

Il fallimento finanziario del suo primo film, portò Tarantino quasi all’idea di voler abbandonare il mondo del cinema.

Si trasferisce invece ad Amsterdam per scrivere un nuovo soggetto che sarà poi uno dei suoi più grandi successi di pubblico e di critica. “Pulp Fiction” fece di Quentin Tarantino uno dei più brillanti e giovani registi statunitensi. La pellicola inoltre rilanciò John Travolta, ormai in ombra da anni, e consacrò la già quotata Uma Thurman. Le interpretazioni di entrambi meritarono una candidatura all’Oscar rispettivamente per miglior attore protagonista e miglior attrice non protagonista. Anche Samuel L. Jackson ricevette la candidatura come miglior attore non protagonista. Da menzionare una straordinaria quanto breve partecipazione di Christopher Walken.

Inoltre, il film si aggiudicò la Palma d’oro al festival di Cannes del 1994 e permise a Quentin Tarantino e Roger Avary di ottenere il premio per la miglior sceneggiatura originale agli Oscar del 1995, su ben 7 nomination, tra cui oltre a quelle già citate, quelle a miglior film, miglior regista e miglior montaggio. Uscito il 14 ottobre 1994 negli Stati Uniti, arrivò nelle sale italiane il 16 dicembre dello stesso anno. Costato appena 8,5 milioni di dollari, incassò oltre 213 milioni in tutto il mondo. In Italia il film ottenne il visto censura e venne vietato ai minori di 18 anni, ma dal 1997 il divieto è stato tolto, consentendo così la trasmissione tv in seconda serata. Il film è l’ultimo capitolo della cosiddetta “trilogia pulp” di Quentin Tarantino, preceduto da Le iene (1992) e Una vita al massimo (1993).

L’American Film Institute lo ha posizionato al novantaquattresimo posto nella lista dei cento migliori film americani di tutti i tempi e settimo nella categoria gangster.

Come aveva già fatto con “Le iene”, il regista applicò alla storia la cronologia frammentata, uno dei suoi cosiddetti “marchi di fabbrica”. Nella sceneggiatura, il regista decise di inserire svariati riferimenti al “b-movie” degli anni settanta e ottanta, asserendo – sulla falsariga dello scrittore Stephen King – che «prima di apprezzare il latte, dovrai bere un sacco di latte rancido». Egli sosteneva, in pratica, che dopo essersi nutrito di film di serie B e noir anni trenta (il “latte rancido”) per tutta la sua adolescenza, era logico che avrebbe creato qualcosa di molto meglio (il “latte”).

Dopo aver iniziato a caratterizzare i personaggi, Tarantino iniziò a pensare che la maniera migliore per descrivere il mondo del crimine, evitando di creare un’antologia, fosse quella di ispirarsi alla struttura del pulp magazine “Black Mask” (che infatti era il titolo di lavorazione della pellicola). Scrisse appositamente il ruolo del signor Wolf per Harvey Keitel, quello di Jules per Samuel L. Jackson e quello di Lance per Eric Stoltz. Anche i personaggi di Zucchino e Coniglietta vennero scritti appositamente per Tim Roth e Amanda Plummer.

Furono effettuati diversi cambi di sceneggiatura. Per esempio, secondo il copione originale, durante il mexican standoff all’Hawthorne Grill, Jules doveva sparare tre colpi a Ringo e due a Yolanda, mentre un sesto andava a colpire un cliente all’interno del locale; a questo punto Jules riapriva gli occhi, facendo capire che tutto era stato immaginato. Dopo l’enorme successo di “Pulp Fiction”, Tarantino tornò alla regia dopo tre anni con “Jackie Brown”, spiazzando pubblico e critica con un film completamente diverso. Ma questa è un’altra storia.

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