Joaquin Phoenix, un grande antidivo

Dai ruoli da “cattivo” sino alle grandi affermazioni con “The Master” e “Lei”

“Non ho alcun desiderio di parlare di mio fratello. 

Mi da ai nervi essere sempre paragonato a lui. 

Mio fratello era una persona magnifica ed un grande attore” 

MILANO – La tragica morte del fratello River ha segnato indelebilmente la sua vita. Un trauma mai completamente superato. Dopo aver interpretato una lunga galleria di personaggi negativi, complessi e contraddittori, si è imposto negli ultimi anni come un attore maturo, completo, dotato di una forte umanità ed espressività. “Two Lovers”, “The Master” e “Her” fanno di Joaquin Phonenix, non ancora quarantenne, uno dei più intensi attori contemporanei. Anche la straordinaria performance in “Quando l’amore brucia l’anima” in cui si è calato nei panni del cantante Johnny Cash, ha evidenziato le sue eccelse qualità artistiche e canore.

La sua struggente interpretazione di Theodore Twobly in “Her” di Spike Jonze gli è valsa una nomination al Golden Globe come miglior attore. Della sua recitazione colpisce l’estremo realismo, la profonda introspezione psicologica di un uomo che per lavoro scrive lettere d’amore per altri e allo stesso tempo è incapace di salvare il suo matrimonio. “L’incontro” con Samantha cambierà per sempre il suo modo di percepire le emozioni, l’amore e il significato della la vita. Senza dubbio un film che lascerà il segno nella storia del cinema.

Joaquin Phoenix nasce San Juan, Portorico, il 28 ottobre del 1974. Suo padre è John Lee Bottom, carpentiere, cattolico proveniente da Fontana in California, mentre la madre è Arlyn Dunetz, segretaria, nata nel Bronx da genitori ungherese e russo e di religione ebraica. I due si conoscono a Los Angeles: John diede un passaggio in auto a Arlyn che stava facendo l’autostop dopo aver abbandonato il primo marito. Vissero per qualche tempo nelle comuni hippie. Divennero quindi missionari della setta religiosa dei Bambini di Dio, in Sud America. Ebbero cinque figli: River (deceduto nel 1993), Rain, Joaquin, Liberty e Summer. Joaquin è l’unico che non porta un nome ispirato alla natura; sentendosi escluso, a quattro anni decise di farsi chiamare Leaf (“foglia”), nome che tenne anche come attore fino all’età di 15 anni. Delusi dalla setta dei Bambini di Dio, i genitori di Joaquin rientreranno negli Stati Uniti nel 1978 dove cambiarono il cognome in “Phoenix” (in onore alla Fenice che risorge sempre dalle proprie ceneri).

La madre cominciò a lavorare come segretaria per l’emittente Nbc e il padre come architetto di esterni. In ristrettezze economiche, i figli dei Phoenix cominciarono a esibirsi in strada e in varie competizioni a Hollywood, dove vennero notati dalla talent scout Iris Burton. Parteciparono a una selezione di casting cinematografico e furono scritturati dalla regista Penny Marshall per la Paramount.

Joaquin esordirà nel 1982 nella serie televisiva statunitense “Sette spose per sette fratelli”, dove il fratello River è uno dei protagonisti principali. Seguendo le orme dei fratelli maggiori, River e Rain, debutterà in una pellicola cinematografica nel 1986, in “Space Camp – Gravità zero”, diretto da Harry Winer. Dopo un’apparizione in “Parenti amici e tanti guai”nel 1989, decise di abbandonare il cinema seguendo il padre, trasferitosi in Messico.

Rientrato negli Stati Uniti, sarà uno dei testimoni della morte del fratello River, avvenuta per overdose di droghe al Viper Room, un club alla moda in parte di proprietà di Johnny Depp, la notte di Halloween del 1993. Johnny Depp era presente quella sera nel locale, così come la fidanzata di River Samantha Mathis, il cantante degli Slipknot Corey Taylor, il bassista dei Red Hot Chili Peppers, Flea, e il chitarrista John Frusciante, entrambi amici da tempo. Dopo essere stato visto a colloquio con alcuni spacciatori, River uscì dal locale in condizioni preoccupanti mentre Flea e Depp stavano suonando sul palco; i due si precipitarono fuori, mentre Joaquin chiamava il numero di soccorso pubblico 911. I soccorsi però non poterono arrivare in tempo, e quando un’ambulanza giunse sul luogo River era già morto sul marciapiede. La corsa al Cedars-Sinai Medical Center e i tentativi di rianimazione furono inutili e River fu dichiarato morto intorno alle due di notte. L’autopsia rivelò in seguito un’overdose di eroina e cocaina, sotto forma di speedball, oltre a tracce di cannabis,Valium e un altro anti-influenzale per il quale non era necessaria la ricetta medica. Tuttavia sul suo corpo non furono ritrovati segni di aghi. La drammatica telefonata di Joaquin al 911 fu registrata e ritrasmessa da varie trasmissioni radio e tv. A seguito del decesso di River e dell’atteggiamento invasivo e irrispettoso dei media nella sua vita privata, Joaquin si allontanò da Hollywood per la seconda volta fino al 1995, quando parteciperà a Da morire (To Die For), prova d’autore diretta da Gus Van Sant.

La drammatica morte del fratello a soli 23 anni fu un colpo durissimo per il giovane Joaquin. Per il era il punto di riferimento nella vita. Era il suo “eroe”.

Le ottime recensioni della critica lo porteranno a interpretare ruoli sempre più significativi, fino alla consacrazione mondiale nel 2000 con l’interpretazione di Commodo ne Il gladiatore (The Gladiator) diretto da Ridley Scott, ruolo con cui riceve la prima candidatura all’Oscar. Nel 2004 gira Hotel Rwanda, mentre nel 2005 interpreta Johnny Cash in “Quando l’amore brucia l’anima” (Walk the Line), per il quale riesce a vincere un Golden Globe per la migliore interpretazione protagonista nella sezione comedy-musical, ma non riesce a vincere l’Oscar, battuto da Philip Seymour Hoffman con “Capote”. Joaquin Phoenix ha inoltre prestato la sua voce per “Earthlings”, un documentario del 2005 sulla correlazione tra la natura, gli animali e gli interessi economici degli umani. Tra il 2007 e il 2008 sono usciti i suoi ultimi film, i drammatici “Reservation Road” e “I padroni della notte” .

Nel 2012 Joaquin Phoenix è protagonista del nuovo di film di Paul Thomas Anderson “The Master”, film ispirato a Scientology e per il quale riceverà la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla 69ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (2012) e, per lo stesso film, anche la sua terza candidatura come Miglior Attore Protagonista agli Oscar (2013).

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