Bisbetica, colta, passionale, imprevedibile, così viene descritta Marguerite, ossessionata dai suoi storici amori, dal celebre “amante cinese” -con cui visse una passione bruciante a 15 anni a Saigon - all’ultimo Yann: un inquieto 40enne, completamente soggiogato dall’affascinate artista. Una relazione complicata, dove non sono gli anni in più a soffocare il giovane scrittore, ma l’incredibile fama e la caratura della donna. “Cosa farai alla sua morte? Probabilmente mi ucciderò”, risponde Yann alla domanda del figlio di Duras, suo unico amico.
È la solitudine la sola e unica compagnia per uno scrittore. “Chi scrive, parla poco e ascolta molto. D’altronde, è impossibile parlare di un proprio libro, né anticiparne il successivo”. E si crogiola nella sua malinconia e nella propria solitudine, Duras, mentre ricordi e sogni le fanno compagnia. Ogni notte le appare in sogno il suo ex marito, il defunto poeta Robert Antelme, deportato durante la Seconda Guerra Mondiale, la cui vicenda è immortalata nel racconto “Il dolore”.
Superba è l’interpretazione di Anna Clemente Silvera nei panni di Marguerite Duras, altera e seducente nei lunghi monologhi. Bravo, anche, Vincenzo Bocciarelli nei panni del giovane compagno, dilaniato tra amore e irrequietezza. Consigliato alle nuove generazioni, che poco o nulla sanno di una figura memorabile del ‘900, Maguerite Duras: vissuta a cavallo tra Vecchio e Nuovo Mondo, dopo aver sperimentato la guerra, la povertà, le atrocità del nazismo e il vano ottimismo progressista di fine secolo. “La guerra non ha cambiato niente: l’uomo è rimasto quello di prima”.
DURAS MON AMOUR al Piccolo Eliseo di Roma dall’8 al 12 ottobre
regia di Maurizio Palladino
Con Anna Clemente Silvera, Vincenzo Bocciarelli, Massimiliano Mastroeni e Francesco Tozzi