Teatro la Comunità. “Amletò”. C’est si bon, da vedere. Recensione

ROMA – È un grammelot, l’Amletò in francese messo in scena da Giancarlo Sepe, al Teatro la Comunità di Roma, dal 19 febbraio al 19 aprile 2015.

Una parte mimata, una parte danzata e rari dialoghi tra i protagonisti in francese e in tedesco, in un idioma volutamente incomprensibile, che sovverta la logica dello spettatore, per esporlo alla potenza delle emozioni, la mimica e i sentimenti espressi dalla danza, dalla gestualità, dall’espressività degli interpreti.

L’ambientazione parigina della pièce, realizzata nell’ “Hotel du Nord”, nei pressi del canale di Saint-Martin, è un omaggio al regista francese Marcel Carné, e al suo omonimo film del ’38. 

Dopo la morte di suo padre, il re di Danimarca, Amletò, sua madre Gertude e suo zio Claudio, il nuovo re in esilio, insieme a un gruppo di amici emigrano a Parigi, in un albergo molto umido e dall’atmosfera bohèmienne: “All’hotel du Nord, ce n’est pas possible l’amour” dichiara Amletò. Gente che va e viene: esuli, prostitute, ebrei in fuga dal nazismo. E tra loro anche Ofelia, che si fidanzerà con Amleto. Un tipo poco raccomandabile, secondo l’amico Laerte, che lo definisce affetto dal complesso edipico e ossessionato dalla morte del padre. Una raccomandazione trascurata dalla giovane, che però si rende subito conto del morboso attaccamento del principino nei confronti della sua bella madre, definendola “une grande pute”, per essersi risposata con suo zio, poco dopo la morte del padre. Depresso, si aggira nell’Hotel du Nord, con la foto del suo defunto genitore, alla ricerca della verità sulla sua morte. E parla con lo spettro paterno, che gli racconterà di essere stato ucciso da suo zio, l’attuale sovrano e direttore dell’hotel e gli chiederà di vendicarlo. Ma, Amletò non ne ha nessuna intenzione, sospeso tra il dubbio e la verità. E vittima della sua ignavia, anche Ofelia, suicida per amore nel Canal di Saint-Martin. E infine, la guerra, che allontanerà tutti gli avventori dall’hotel, intenti a festeggiare la ricorrenza della “presa della Bastiglia”, il 14 luglio. 

“La maison, c’est progression”, conclude Amleto. Sentenza emblematica che racchiude l’essenza della vita per il protagonista e anche la visione di Sepe.

Uno spettacolo di nicchia, che riecheggia le atmosfere autoriali della cinematografia francese del ‘900, per gli amanti di Truffault, Carné e del commediografo Cocteau (I Parenti terribili). Professionale e ineccepibile il cast, soprattutto lo snodato e espressivo Guido Targetti (Amletò) e la sensuale e intensa Federica Stefanelli (Ofelia), che incanta con le sue coreografie e il suo sguardo magnetico.

Di classe l’accompagnamento musicale che spazia dalle canzoni d’amore di Aznavour (L’amore è come un giorno), il più attuale, alle melodie allegre degli anni ’60 di Josephine Baker e quelle più malinconiche di Frehel, datate prima metà del ‘900. 

Unico neo: la durata eccessiva delle parti mimate, che tra i cartelli esplicativi e il buio della sala, potrebbero indurre il sonno nello spettatore meno habitué. Tutto sommato, comunque da vedersi.

Amletò (Gravi incomprensioni all’Hotel du Nord), 

dal 19 febbraio al 19 aprile

di Giancarlo Sepe

Con

Lucia Bianchi –             Gertude

Paolo Camilli –              Laerte

Federico Citracca –       Guildenstern

Manuel D’Amario –        Re

Francesco Sechi –          Claudio

Federica Stefanelli          Ofelia

Marcela Szurkalo          Rosencrantz

Guido Targhetti             Amletò

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