Cannes 68. La loi du Marché e Mon Roi, due film francesi in concorso drammaticamente veri

CANNES – Drammatico, vero, amaro, il film La loi du Marché in concorso oggi al Festival del Cinema di Cannes, firmato Stéphane Brizé, che indaga sul rapporto tra l’individuo e il mondo del lavoro.

Uno spietato mondo del lavoro. Tierry  ( Vincent Lindon)ha  51 anni è disoccupato da 20 mesi, che deve fare i conti con la violenza della nostra società. Venti mesi che vive come un calvario di porte chiuse, colloqui, stages che non servono a niente, dopo avere dato il suo corpo, il suo tempo, la sua energia 25 anni della sua vita a un’azienda, che chiude perché i proprietari decidono di costruire lo stesso prodotto in un paese dove la mano d’opera costa meno. Escluso non perché lavorava male, ma perché ci sono persone che vogliono guadagnare di più. E quando Thierry   inizia un nuovo lavoro di agente di sicurezza in un supermercato, un’altra umiliazione, dovrà spiare i propri colleghi o perdere il posto di lavoro e si troverà davanti a un dilemma morale. Puo’ accettare tutto per conservare il suo lavoro? 

Il Film diviso in diversi quadri di diversa durata la macchina da presa attaccata ai personaggi con la camera a spalla.  Splendida l’interpretazione di Vincent Lindon ( Thierry), unico attore professionista che recita con attori non protagonisti: una bancaria, una cassiera, degli agenti di sicurezza. 

“La legge, quella che fa riferimento alla giustizia è la più equilibrata possibile” dice Bizé “ E’la legge del mercato, è costruita con una rigidità che puo’ essere estremamente brutale e cinica. Queste due parole ci fanno pensare che il mercato è una realtà contro la quale non si puo’ niente. La legge del mercato sembra insopportabile per i più modesti”.

Nessuno è veramente cattivo, ma ognuno come l’ingranaggio di una macchina, partecipa alla violenza del mondo. Questo è il nostro mondo di oggi. Un film che racconta il quotidiano di milioni di persone e ci si chiede di cosa resta spesso oggi della dignità di un lavoratore. 

In corsa per la Palma d’oro un’altra pellicola francese, la seconda dei cinque in concorso, un amore passionale e travolgente, in concorso sulla Croisette, Mon Roi, presentato ieri alla presenza del Ministro Manuel Valls  diretto dalla regista Maiwenn al suo quarto lungometraggio, premio della giuria nel 2011, per il suo film Polisse. La regista in Mon Roi, esplora il mondo di una passione amorosa divoratrice. I due attori protagonisti Vincent Cassel (Giorgio) e Emanuelle Bercot ( Tony) vivono una forte, intensa,  passione d’amore, una storia realista che sentiamo di vivere o avere già vissuto con i colori che predominano nella pellicola il rosso la passione e il blu la ragione. Il film una montagna russa di vertigini, dei 10 anni della coppia, che sono raccontati attraverso i ricordi di Tony, ricoverata dopo un incidente di sci in un centro di riabilitazione, che a freddo prende distanza dalla propria storia e la rivive con noi momento per momento, cercando di capire chi era veramente l’uomo che era il despota, il re della sua vita. Un buon film, peccato il finale troppo debole.

Domani ancora l’amore protagonista a Cannes sarà il giorno del terzo film francese in concorso ancora diretto da una donna la regista Valérie Donzelli con Marguerite e Julien.

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