Woody Allen. Ottant’anni non misurabili

Celeberrima la battuta di Woody Allen sulla maturità anagrafica: “La maturità di una persona non si misura dall’età, ma dal modo con cui reagisce svegliandosi in pieno centro in mutande”

ROMA – Se ci fate caso, c’è sempre un film di Woody Allen in uscita.  Più di James Bond. Del resto, di 007  ne sono stati girati 24, mentre il pigro, disincantato, pessimista Allen ne ha alle spalle ben 45: come regista, come interprete o in entrambi i ruoli. C’è chi li ha visti tutti, chi solo i primi, da Prendi i soldi e scappa e Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso e non avete mai avuto il coraggio di chiedere. C’è chi invece si è fermato a Pallottole su Broadway o a Crimini e misfatti. Neanche  James Bond può contare sulla fedeltà totale dei suoi primi spettatori, è un fatto generazionale. Eppure Woody Allen che oggi, 1° dicembre, nella sua Manhattan compie ottant’anni, continua a sfornare film e a  dire che non si spiega il perché. Geniale!

C’è chi fa un film dopo l’altro sfruttando l’onda della popolarità prima che si esaurisca. C’è chi, come Clint Eastwood, fa  film per poter un giorno passare, come ha fatto, da attore a regista. C’è chi fa film soprattutto per i soldi. Woody Allen è diventato da attore regista fin dai primi titoli, la sua è una popolarità  anomala: è più apprezzato dal pubblico europeo che da quello americano.  Se da noi  si diceva, giustamente, che i film di Alberto Sordi non arrivavano a Chiasso, perché la sua fama era tutta e solo italiana, i film di Woody Allen non incassano una lira nelle sale della grande provincia americana, dove le preferenze del pubblico sono per Rambo, Guerre Stellari e, a suo tempo, Apocalypse now.

Straniero in patria, si direbbe di Woody Allen a New York, se non fosse che lui  nella sua bella casa con vista su Central Park  ci vive benissimo. La mattina al lavoro nel suo ufficio da anni sistemato in una suite d’albergo, la sera a cena spesso in un ristorante italiano di cui apprezza soprattutto i piatti di pasta, oppure a suonare il clarinetto con un gruppo di amici musicisti mediocri come lui. Mai ad un gala cinematografico, mai ad un festival, mai calpestato un red carpet. 

Si dirà: che vita è questa di un grande del cinema che  disdegna la mondanità?  Vallo a capire. Eppure nella vita privata di pasticci ne ha combinati anche lui, lo schivo Woody. Ha sempre detto: mi piacciono le belle donne, però con  Mia Farrow, che di guai gliene ha fatti passare parecchi, non ha mai messo su casa. Abita, la Mia, dall’altra parte di Central Park, se non fosse stato per gli alberi più alti si sarebbero potuti salutare dalla finestra. In casa si è messo, dopo averla sposata, la coreana Soon YI non proprio una bellezza patinata. Eppure ci va ancora d’accordo. 

Non è facile andare d’accordo con Allen. A cominciare dal suo pessimismo cosmico, che mette in dubbio perfino l’esistenza di Dio, lui ebreo non praticante. Una delle sue tante contraddizioni: come quando fa dire ad un suo personaggio ”Al mio psicanalista do ancora un anno di tempo, poi vado a Lourdes”. 

Come passerà oggi il giorno del suo compleanno? Una volta disse: “Dormendo. C’è poco da festeggiare”. Però aggiunse: “Mio padre è morto centenario, mia madre a 96 anni, io sto abbastanza bene di salute, quindi”. Auguri Woody! E al prossimo film! ( il 45esimo, Irrational man, manco a dirlo, è la storia di un professore di filosofia devastato dalla depressione che si appassiona soltanto all’omicidio, n.d.r).

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