Teatro Eliseo. Un “Cyrano de Bergerac” da non mancare. Recensione

ROMA – Per i cento anni del Teatro Eliseo, Luca Barbareschi nel personaggio di Cyrano supera e ritrova se stesso, da grandissimo attore conduce la sua avventurosa fatica in un crescendo lirico d’interpretazione. 

Barbareschi in un’intervista ha affermato: “Cyrano è un eroe perdente ma anche un uomo normale, come me non assoggettato al potere, al servilismo, è libero, indipendente. Cyrano mi somiglia – prosegue Barbareschi- anche per quella sua voglia di provocare ‘io amo essere odiato e mi piace molto dispiacere’ dice il personaggio. Ma in questo che io considero uno spettacolo straordinario si parla tanto d’amore e in particolare di sogni. Cyrano è un animo pieno di passione, è un sognatore, forse anche chi dirige un Teatro è un sognatore”. Il Cyrano De Bergerac di Luca Barbareschi è recitato in rime martelliane o alessandrine – che hanno cioè una precisa cadenza musicale in francese sapientemente tradotta nella nostra lingua – la cui melodia arriva al cuore dello spettatore grazie all’interpretazione perfetta di tutti. Nelle parole di Cyrano un esempio: «Non me ne frega niente, /se anch’io sono sbagliato, / spiacere è il mio piacere, / io amo essere odiato;/coi furbi e i prepotenti, /da sempre mi balocco, /e al fin della licenza, /io non perdono e tocco».

Riduzione teatrale che è, di per sé, un’opera d’arte.  Corale melodico che accarezza il pubblico, enucleando segreti e sofferenze universali in due ore e quaranta di spettacolo, senza cedimenti, né vuoti, né noia. Orchestra perfettamente accordata dalla regista Nicoletta Robello Bracciforti per eseguire la metafora più alta della disparità tra apparenza e sostanza. Un cast affollato e di altissima professionalità vivacizza la scena, quasi tableaux vivants in movimento, esaltati dall’encomiabile scenografia di Matteo Soltanto, che ha creato uno sfondo pittorico e architettonico di quadri, scale, botole, altalene e palchi: non facile ma azzeccato contenitore di significati eterni, dove la bellezza esteriore – giocosa, semplice, di pancia – deve cimentarsi a competere (perdendo) con il fascino spirituale che solo garantisce la grazia senza tempo. 

Particolare encomio ai costumi di Silvia Bisonti, godibili anche nel libretto del teatro, interpretati nel rispetto dei tempi e dell’invenzione: il personaggio di Lia è ad esempio una sarabanda di panna, verdi, rosa e pervinca; Jodelet una fioritura creativa d’epoca. Nessuna pedanteria delle consuetudini e molto estro.  Per quanto si conosca il capolavoro di Edmond Rostand, poeta francese che pubblicò nel 1897 “Cyrano de Bergerac” ispirandosi a Savinien Cyrano de Bergerac filosofo, scrittore, drammaturgo e spadaccino francese del seicento, la rappresentazione è un evento da non mancare.

Teatro Eliseo di Roma

Fino al 25 novembre 2018

Cyrano De Bergerac

Luca Barbareschi

con

Linda Gennari

Duilio Paciello

Thomas Trabacchi

Duccio Camerini

Massimo De Lorenzo

e con (o.a.) Valeria Angelozzi, Federica Fabiani,

Alessandro Federico, Raffaele Gangale, Federico Le Pera, Gerardo Maffei

 Matteo Palazzo, Carlo Ragone, Alberto Torquati

e gli allievi e le allieve del corso di Recitazione della Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté

Marilena Annibali, Francesca Antonini, Marco Cicalese, Lia Grieco, Marlon Joubert,

Valerio Legrottaglie, Romana Maggiora,

Gelsomina Pascucci, Federica Torchetti

Scene Matteo Soltanto

Costumi Silvia Bisconti

Luci Pietro Sperduti

Musiche originali Arturo Annecchino

Assistente ai movimenti di scena e maestro d’armi Alberto Bellandi

Vocal Coach: Elisabetta Mazzullo

Adattamento e regia Nicoletta Robello Bracciforti

Produzione Teatro Eliseo

 

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