Teatro Quirino: applausi per l’allegra eccentricità di Viktor and Viktoria e degli eccessi di Weimar

I fasti della Repubblica di Weimar lasciano il passo all’ascesa del nazionalsocialismo. È in questo momento cruciale che a Berlino si incrociano i destini di Susanne Weber, attrice squattrinata della provincia – una sublime Veronica Pivetti – con il cabarettista napoletano Vito Esposito, interpretato da un spassosissimo Yari Gugliucci. Ed è di questa relazione ambientata in una temperie decadente e ricca di contraddizioni che tratta “Viktor und Viktoria”: lo spettacolo per la regia di Emanuela Gamba in scena al teatro Quirino di Roma, liberamente tratto dall’omonimo film di Reinhold Schunzel per la versione originale di Giovanna Gra.

Ed è la fame nera, le difficoltà di ingaggio che spingono Vito, precario, ma con qualche contatto nel mondo dello spettacolo, ad entrare in società con Susanne, dall’aspetto mascolino e poche chance di sfondare nella decadente Repubblica di Weimar, popolata da procaci bionde emblema della “pura razza ariana”. E fu allora, che Vito ebbe un lampo di genio: spingere Susanne a sfruttare a pieno la sua voce roca dal timbro blues, travestendosi da uomo e fingendosi tale. E fu così che nacquero “Viktor und Viktoria”: un cabaret melodico che gioca sull’ambiguità, solleticando i pruriginosi appetiti degli ufficiali di Weimar e la curiosità di un mondo scosso dai repentini sovvertimenti sociali e dalle discriminazioni antisemite. E fu clamore e successo in tutto il mondo per Susanne in arte Viktor e del suo manager e mentore Vito Esposito, sino allo sbocciare di un amore autentico, volto a sovvertire i piani della coppia di attori. A fare da cornice a questa relazione proibita, una società in cambiamento, animata dalla paura per l’ascesa di Hitler e delle nuove leggi razziali, che scuotono l’euforia della cosiddetta “età di Pericle” e del Belmondo, popolatasi di aguzzini pronti a denunciare gli altri per qualsiasi condotta considerata “sconveniente”, sia vera che fasulla. Ed è così che si complica la vita di Susanne, innamorata del conte Friederick von Stein – un eccellente Giorgio Borghetti – che sarà dilaniata dal dubbio, se rivelare la sua  vera identità e seguire il proprio cuore o dedicarsi alla carriera, con il rischio di finire in carcere.

Eccellente nel ruolo Veronica Pivetti, che con brio e ironia veste alla perfezione i panni di Viktor, dando voce al dissidio interiore interiore tra il suo animo femminile e il suo desiderio di recitare a qualsiasi costo.  “Abbiamo già portato la commedia in tutta Italia, con il favore del pubblico e ora finalmente anche a Roma” dichiara la Pivetti, reduce dalla prima, circondata dal calore e dall’affetto dei fan. Non meno ricercato e acclamato è Yari Gagliucci, eccellente nel ruolo dell’impresario bonaccione e un po’ sfortunato, alle prese con un sentimento non corrisposto nei confronti di una ballerina del varietà, emblema della sciantosa tedesca, un po’ oca, interpretata da una brava Roberta Cartocci.

Un cast d’eccezione per una commedia riuscita, che gioca ironicamente con l’ambiguità ma dà lustro ai sentimenti autentici e all’arte come valore imprescindibile, valido oggi come allora. 

Al Teatro Quirino sino al 17 febbraio

Victor und Victoria

regia di Emanuela Gamba

con Veronica Pivetti, Giorgio Borghetti, Yari Gagliucci

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