Film: “Una separazione”. Meritato successo di pubblico e critica. La recensione

ROMA – Simin, una moglie, ha finalmente ottenuto per se e per la famiglia il visto per lasciare l’Iran, ma Nader, il marito, non ci sta, non vuole insegnare alla figlia dodicenne che è giusto fuggire, si rifiuta di lasciare lasciare la patria e di abbandonare il padre affetto da Alzheimer.

“Ma lui non sa nemmeno che tu sei suo figlio” gli dice la donna.
“Ma io so che lui è mio padre” gli ribatte testardo lui.
Simin allora si rivolge alla giustizia e chiede la separazione, l’uomo non le vuole imporre nulla e così sta a guardare mentre la moglie esce di casa. Ora Nader si dovrà occupare di Termeh, la figlia, e dovrà trovare qualcuno che badi al padre malato mentre lui è al lavoro.

Questo è solo l’inizio di Una separazione, anche se già vi sono tutti gli elementi che torneranno a presentarsi nella storia, che si srotola in un susseguirsi  di eventi e discorsi in cui i personaggi, purtroppo così reali, si impongono per il loro attaccamento alle idee a cui credono di doversi aggrappare. Una storia che è narrata come solo i persiani sanno narrare, grazie a un ottimo soggetto e a una sceneggiatura incalzante, che ti stordisce perché cambia continuamente il tuo punto di vista su ciò che accade, che ti fa pendere prima per l’uno e poi per l’altro personaggio. Non a caso il regista Asghar Farhadi, che ha anche scritto e prodotto il film, dice esplicitamente che il suo obiettivo è porre domande. E ci riesce benissimo, meritando pienamente il successo che gli sta regalando il pubblico francese, e che gli ha tributato il festival di Berlino.

Gli attori sono molto bravi, scompaiono dietro ai personaggi, in particolare Peyman Moaadi nella parte di Nader e Shahab Hosseini nel ruolo di Hodjat, il marito della badante. Il film è neorealista solo all’apparenza e nella capacità di rappresentare a distanza la complessità della società iraniana. Una separazione è un film sulla giustizia umana, una giustizia che alberga nel senso del peccato e nel cieco orgoglio del giusto, che si nutre di dettagli e definizioni, che è scelta tra eguali, una giustizia che aspetta nei corridoi dei tribunali.

  • Orso d’Oro: Miglior Film 2011
  • Orso d’Argento: Migliore Interpretazione Femminile
  • (Sareh Bayat, Sarina Farhadi, Leila Hatami)
  • Orso d’Argento: Migliore Interpretazione Maschile
  • (Peyman Moadi, Ali Asghar Shahbazi, Babak Karimi)
  • Ecumenical Jury Prize 2011
  • Peace Award College 2011

CAST  ARTISTICO

Leila Hatami                Simin
Peyman Moaadi            Nader
Shahab Hosseini            Hodjat
Sareh Bayat                Razieh
Sarina Farhadi                Termeh
Babak Karimi                Giudice
Ali-Asghar Shahbazi            Padre di Nader
Shirin Yazdanbakhsh        Madre di Simin
Kimia Hosseini                Somayeh
Merila Zarei                Signorina Ghahraei

CAST TECNICO

Scritto, prodotto e diretto da    Asghar Farhadi
Fotografia                    Mahmood Kalari
Montaggio                    Hayedeh Safiyari
Missaggio del suono            Mohammad Reza Delpak
Montaggio del suono            Reza Narimizadeh
Scene e costumi               Keyvan Moghadam
Trucco                      Mehrdad Mirkiani
Produttore esecutivo            Negar Eskandarfar

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