La bufala del nucleare, senza ritorno

ROMA – In un Paese, come l’Italia, che ha rifiutato il nucleare 23 anni fa con un referendum e dove le Regioni con apposite leggi difendono la propria autonomia su scelte energetiche, ancora si continua a dibattere se l’Italia debba o meno aprirsi a questa fonte energetica.

Oggi il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, nel corso del suo intervento a un convegno sul nucleare, organizzato dall’Associazione degli industriali insieme ad Enel ha dichiarato che “Il nucleare rappresenta una grande opportunità perché potrebbe mettere in moto investimenti pari a 30 miliardi di euro”.

La scelta di Confindustria è nettamente in contrasto con la posizione di organizzazioni ambientaliste come Greenpeace che nella sede dell’Auditorium di Confindustria a viale Tupini a Roma, ha protestato distribuendo mozzarelle di bufala e mostrando due striscioni con su scritto “Bufale nucleari” e “Nucleare, più che una promessa un debito”. “Enel e Confindustria devono smetterla di prendere in giro le aziende italiane e i cittadini, continuando a propagandare un progetto industriale come quello dell’EPR, che è un fallimento su tutta la linea. Nel documento elaborato per conto del governo francese sullo stato dell’industria nucleare di quel Paese, non c’è mai nessun riferimento all’Italia, almeno nella parte resa pubblica. In Francia si parla apertamente di un altro ‘caso Concorde’, il super aereo rivelatosi un fallimento, troppo costoso e non sicuro”, ha affermato Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia.

Intanto il Paese stenta a mettersi alla pari con la direttiva comunitaria che impone, entro il 2020, il risparmio del 20% di emissioni e l’aumento del 20% dell’energia elettrica da fonti rinnovabili. Il mancato rispetto comporterà il pagamento di multe salatissime. Si stima che negli anni che vanno dal 2012 al 2020 l’Italia pagherà per l’infrazione comunitaria più di 9 miliardi di euro di sanzioni.  Per la Marcegaglia “in Italia ci sono ancora dibattiti superficiali e demagogici su questo tema. Tali logiche bloccano lo sviluppo e la realizzazione di progetti di medio termine”. L’amministratore delegato dell’Enel, Fulvio Conti la pensa allo stesso modo sottolineando che “le 4 unità nucleari che Enel e Edf costruiranno in Italia muoveranno investimenti per un totale di circa 16-18 miliardi di euro”.  Confermata dunque la costruzione di almeno 4 reattori con la tecnologia di terza generazione Epr. “L’obiettivo è di avere la prima unità in esercizio per il 2020”, ha aggiunto.

Posizione non certamente condivisa da Idv: “Noi sappiamo che in realtà una sola centrale nucleare costa più di 8 miliardi di euro. A questo costo di realizzazione il chilowatt nucleare, sommando anche i costi di stoccaggio delle scorie e di smantellamento degli impianti, è più caro di quello da fonti convenzionale e costa quasi quanto quello dell’eolico”, sostiene Paolo Brutti, responsabile nazionale del dipartimento per l’ambiente, il territorio e le infrastrutture dell’Italia dei Valori. Lo scorso ottobre, poi, il partner americano di EDF – l’azienda statunitense Constellation Energy – ha rinunciato a coperture pubbliche per 7,5 miliardi di dollari. Si tratta delle garanzie pubbliche stanziate nel 2007 da Bush e sbloccate dal Presidente Obama a garanzia dell’80% dei costi dell’investimento. Il valore del piano finanziario del primo EPR negli Usa – cancellato lo scorso ottobre – era in euro di circa 7 miliardi. Con queste cifre, è chiaro che i 4 miliardi propagandati da Enel sono un’altra “bufala nucleare”. I costi, infatti, sono quasi doppi e così anche il costo industriale dell’elettricità che per il nucleare deriva in gran parte dal costo di investimento: sostiene Greenpeace, che parla di ‘bufale nucleari’ da parte dell’Enel.

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