Roma Film Fest. Riflessioni sull’era “mondana”

ROMA (nostro inviato) Si è conclusa domenica 23 dicembre la Festa del Cinema di Roma, lasciando, in accreditati e non, la sensazione di aver attraversato un evento di nutrimento ludico, destinato a un pubblico di spettatori in carne ed ossa, senza distinzione di genere e di età, con film godibili dall’inizio alla fine.

Particolare non secondario perché, chi da lungo tempo frequenta queste manifestazioni, sa che spesso può accadere – ad esempio alla mostra di Venezia – che una sala si svuoti prima che la proiezione abbia termine. Parliamo di fuga degli addetti ai lavori, figuriamoci uno spettatore medio. Paradossalmente a Roma, in una rassegna dove i premi non sono la cosa più importante, le opere, di alto livello professionale, sono quasi tutte coinvolgenti. 

A Roma si è visto “Snowden” l’ultimo lavoro di Oliver Stone, The Birth of a Nation di Nate Parker, Manchester by the sea di Kenneth Lonergan, Florence Foster Jenkins di Stephen Frears, regista del bellissimo “Philomena” che a Venezia non vinse perché considerato “popolare”, quasi fosse un demerito, mentre molti autori entrati nella storia del cinema hanno questo tocco.  Viene il sospetto che tra gli intellettuali ci sia la necessità di marcare la differenza con linguaggi astrusi, soprattutto se non si ha il talento di essere chiari. Semplicità che fa parte della creazione artistica: Lav Diaz, Leone D’Oro 2016, è piaciuto agli adolescenti per la narrazione agevole, pur con le sue quattro ore di film.

I premi assegnati alla Festa del Cinema di Roma sono di “Alice nella Città“, una sezione autonoma “dedicata alle giovani generazioni e alle famiglie”, una giuria di giovanissimi ha scelto “Kicks” di Justin Tipping, storia di un quindicenne che deve lottare per riconquistare un paio di scarpe firmate; motivandolo con la capacità di evidenziare la vacuità della violenza.  Alice nella città ha assegnato il Taodue Camera d’oro a “Little Wing”, storia di una dodicenne alla ricerca del padre che non ha conosciuto. Ardue scelte per il generale alto livello. Belli anche i film del concorso ufficiale, pur se il più votato dal pubblico è stato Captain Fantastic di Matt Ross.

Molto si è detto sulla mancanza di star alla festa di Roma. Ma sono passati di lì, tra gli altri, Tom Hanks, Oliver Stone, Viggo Mortensen, Meryl Streep, Bernardo Bertolucci, Juliette Binoche, Ralph Fiennes, Kristin Scott Thomas, Jovanotti, Paolo Conte e Michael Bublè, Michele Placido, Renzo Arbore, scrittori come Don De Lillo, architetti quali Daniel Libeskind, artisti poliedrici come Gilbert & George. Chiusura in bellezza con Roberto Benigni che, dopo esser stato a cena da Obama, ha incontrato il pubblico all’auditorium.

Una festa riuscita grazie ad Antonio Monda che, essendo in carica da due anni, ha superato se stesso realizzando un +18% di spettatori rispetto a dodici mesi fa. Merito del nuovo corso “mondano”, dunque, che con intelligenza ha abbandonato i trofei delle anteprime mondiali per raccogliere il meglio degli altri Festival. Roma è un evento cinematografico necessario perché tiene nel debito conto la platea.

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