Teatro Ghione. Operazione Quercia. Il tramonto di Mussolini. Recensione

ROMA – Dopo il successo estivo in terra abruzzese lo spettacolo, scritto e diretto da Pier Francesco Pingitore, è andato in scena al teatro Ghione di Roma. L’ opera ci riporta ai primi giorni di settembre del 1943 e racconta della tormentata prigionia di Mussolini a Campo Imperatore, sul Gran Sasso. Sono giorni in cui si decide il futuro dell’asse con la Germania, le sorti dell’Italia ma anche il destino personale del duce. “Operazione quercia” è il nome dell’azione militare messa in atto dai tedeschi con l’obiettivo di liberarlo. 

La scenografia geometrica e particolarmente statica rimanda idealmente alla metafisica (di De Chirico) e farebbe pensare ad un tempo immobile, eterno. Eppure quei corti giorni, scanditi inesorabilmente da un calendario a parete, sono fondamentali per un uomo ed una nazione. Allora l’opera vive del contrasto fra il vorticoso accadere degli eventi storici e la drammaticità di un’ esistenza che si è invece fermata.   

 Luca Biagini da vita ad un Mussolini riflessivo, pensieroso, che ha perso ogni possibilità di influire sul corso della Storia. Si ripiega sul suo mondo privato, un piccolo universo senza futuro dominato dall’ incubo di essere consegnato agli Alleati. Nell’ ultima parte dell’ opera, segnata da una vena surreale,  le uniche speranze paiono risolversi in una invocazione della Morte. Eppure, quest’ uomo sconfitto ma non piegato , pare non  aver perso l’ abilità retorica che gli permette di filosofeggiare con enfasi sulla vita e sulla politica. I personaggi che lo circondano subiscono il fascino del carisma di  è stato un uomo di potere. Una fascinazione che si traduce talvolta in immedesimazione con i valori del duce e del fascismo, altre volte in un atteggiamento reverente ed accondiscendente. Mussolini da parte sua non appare mai come un carnefice, si presenta piuttosto come un uomo tradito ed abbandonato da chi gli aveva giurato eterna fedeltà. Afferma tristemente che dopo il 25 Luglio 1945, giorno della caduta del “suo” regime, i fascisti si sono dissolti come neve al sole. Nel testo teatrale emerge una critica impietosa per il re, per Badoglio e per coloro che hanno lasciato la patria in balia degli eventi. L’opera invece si esime (in maniera sospetta) dall’esprimere un giudizio storico preciso sulla figura del duce. In verità è un’ opera sottilmente revisionista. Riveste parziale interesse se vista ed analizzata con consapevolezza storica, ma soffre di alcuni limiti artistici: i personaggi sono bidimensionali, i balletti che fanno da intermezzo stridono ed appaiono fuori luogo. Altro appunto strettamente ideologico:  nessuno dice qualcosa di sinistra.  

UN’OPERA DI: Pier Francesco Pingitore

REGIA: Pier Francesco Pingitore

INTERPRETI: Luca Biagini, Mauro Mandolini, Marco Simeoli, Federico Perrotta, Barbara  Lo Gaglio, Valentina Olla, Morgana Giovannetti, Leonardo Bizzarri e Raffaella Saturni

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