Fantafestival 2014. Aspettando le scimmie di Apes revolution

ROMA (nostro inviato) – La 34°edizione deL FANTAFESTIVAL è ai nastri di arrivo, almeno per ciò che riguarda l’assegnazione dei pipistrelli d’oro; le rassegne e le proiezioni continueranno tutta l’estate presso i circoli culturali e le biblioteche di Roma Capitale, fino alla chiusura con la rassegna “Le eroine del cinema fantastico italiano” presso il cinema Trevi dal 5 al 7 settembre.

I numeri di questo Festival sono importanti, circa ottanta le opere presentate, tra lungometraggi e cortometraggi, provenienti da ogni parte del globo (molti dei quali in anteprima). Una vasta panoramica di genere che ha offerto esiti spesso contrastanti, opere brillanti ma anche opere nelle quali si avverte una forte mancanza di idee, seppur supportata da una buona regia e un’ottima fotografia.

Nei lungometraggi, segnalo in negativo Silent Retreat di Trincia Lee, con una sceneggiatura che sembra scritta da studenti di dodici anni a digiuno di cinema e letteratura. Stessa sorte all’italiano Oltre il guado di Lorenzo Bianchini. Perfetto nella fotografia e nelle regia ma più adatto ad essere trasmesso dal National Geographic Channel come documentario sulla fauna e la flora del Friuli. Ciò che caratterizza il film è il ritmo, assente. I pochissimi colpi di scena sono telegrafati allo spettatore con largo anticipo, tuttavia è ottimo per conciliare il sonno. Anche Taglionetto di Federico Rizzo, opera perfettamente confezionata ma simile a uno sceneggiato televisivo con protagonista uno dei tanti commissari in circolazione. Mentre La signora delle dodici notti di Giovanni Aloisio si contraddistingue per essere una delle peggiori commistioni tra immagini e musica. 

Da ricordare l’ottimo lungometraggio Somos lo que hay (Siamo quello che mangiamo) del messicano  Jorge Michel Grau, storia di una famiglia di cannibali metropolitani metafora della crisi familiare, sociale e umana che stiamo vivendo. Ritratto intimo e delicato, pur nell’efferatezza del soggetto. In numerosi cortometraggi l’aspetto buffo, ma anche drammatico, è la totale assenza oltre che delle idee anche del gioco, dell’ironia, del voler prendere in giro il “genere”. Probabilmente questi cineasti in erba (e non) non hanno mai visto Carpenter o Romero e se anche li avessero visti è probabile che non abbiamo capito molto di quanto stesse accadendo sullo schermo. Tuttavia nel nutrito programma del Fantafestival  emergono con forza alcuni corti che fanno dell’ironia il loro punto di forza. Tra i molti ricordo l’ottimo Game di Josh McDonald (non a caso vincitore di numerosi premi internazionali). Ispirato ai fumetti della rivista EC Comics, riesce perfettamente a nel suo intento di giocare con il genere Horror. 

Una chicca per gli amanti dei film e degli horror anni Cinquanta (ci sarebbe da ricordare un certo Rod Serling) è Desolate Road, scritto da Bill Bant e diretto da Marwan Abderrazzaq, vincitore di numerosi premi  internazionali, con protagonisti una coppia di gangster alla prese con un incidente d’auto in una sperduta strada del Texas in piena notte. Virtuoso della macchina da presa e del montaggio risulta essere Thor Arnarsson autore di Cold Turkey nel qualeun adolescente problematico prova a sbarazzarsi della più pericolosa dipendenza che c’è: il cannibalismo. Alla proiezione  del cortometraggio bulgaro Happy Together ha presenziato il regista Lossi Melamed, che ha diviso la sua permanenza a Roma tra il Fantafestival e gli studi cinematografici di Cinecittà “gli studi migliori d’Europa” come ci ha detto Melamed prima della proiezione, che per questo corto ha scelto il genere horror/surreale/umoristico per la storia e i personaggi.  Nota di merito va ai corti, inglesi, canadesi e statunitensi tra i quali fa capolino anche la Bulgaria.

Il Fantafestival si chiuderà il 23 luglio con l’assegnazione dei pipistrelli d’oro (Miglior Cortometraggio Italiano, Miglior Cortometraggio Straniero, Miglior Lungometraggio Italiano e Miglior Lungometraggio Straniero) e da quest’anno verrà assegnato a una donna il Premio “Mary Shelley”, premio internazionale alla migliore regista, per celebrare l’impegno creativo femminile all’interno di un genere cinematografico popolato, in maggioranza, da registi uomini. Da ricordare anche il Premio “Mario Bava”, assegnato alla Migliore Opera Prima tra i film italiani selezionati.

 

Sempre il 23 un’anteprima da non perdere Apes Revolution:il pianeta delle scimmie di Matt Reeves presente nelle sale italiane a partire dal 30 luglio. Attesissimo sequel del “L’alba del pianeta delle scimmie” del 2011 tratto dal romanzo di Pierre Boulle del 1963 “ Il pianeta delle scimmie”. Apes Revolution, un kolossal da 170 milioni di dollari che presenta scene magniloquenti ed effetti visivi di grande impatto, sviluppa i temi narrativi lasciati in sospeso dal primo film e offre l’apertura all’umanità di sentimenti sia da parte degli umani sopravvissuti al terribile virus che ha annientato l’uomo, che alle scimmie ormai evolute in una razza superiore.

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