Teatro Palladium. Galatea Ranzi in “Si potrebbe cominciare dalla fine”. Video

ROMA – Inizierà dalla fine e risalirà la china del teatro Galatea Ranzi, in scena al Palladium il 19 e il 20 marzo con un monologo dedicato a Marisa Fabbri. Il testo è nato dalla penna di Paolo Modugno, artista proteiforme e compagno dell’interprete fiorentina che ha sconvolto (positivamente) gli schemi della recitazione contemporanea.

Dopo una lettura scenica conclusasi, come sempre, con un applauso, un’attrice torna in camerino e lì un flusso di pensieri l’assale. La donna sottopone la propria arte a una serrata, spietata analisi. Attraverso la sua protagonista, Paolo Modugno registra la temperatura dei tempi, racconta le derive di un’epoca, la nostra, e indaga il senso e il ruolo del teatro nella società mediatizzata. Questo monologo è andato in scena per la prima volta nel 2006, “in pieno berlusconismo”, precisa l’autore, eppure lo spaccato che ne emerge ha mantenuto la sua validità. Ci sono, nelle parole pronunciate sul palco da Galatea Ranzi, un afflato critico costruttivo e una perplessità fattiva che ricordano lo spirito politico, operoso di Marisa Fabbri. Un invito a disallinearsi, a dire di no, a coltivare il dubbio. 

Il regista Marco Andriolo, con la collaborazione di Alessandro Gigli, ha offerto al testo un disegno scenico molto preciso e asciutto, in cui i pensieri e i movimenti dell’interprete sono spesso sostenuti dalle adeguate scelte musicali di Claudio Giglio. Per Galatea Ranzi Si potrebbe incominciare dalla fine è di certo un appuntamento importante, che le permette di continuare a onorare la memoria della sua maestra. La Fabbri è stata sua docente all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, ma anche un esempio importante per la dedizione e per l’instancabile studio in due spettacoli che insegnante e allieva hanno condiviso: L’uomo difficile di Hugo von Hofmannsthal e Gli ultimi giorni dell’umanità di Karl Kraus, entrambi diretti da Luca Ronconi. Oggi che anche il grande regista non c’è più e a distanza di qualche giorno è scomparso un altro suo collaboratore, il musicologo Paolo Terni, la sintassi dissenziente di Paolo Modugno sembra assumere un valore simbolico ancora più forte, diviene un inquieto interrogativo di fronte a un’era teatrale che finisce per lasciare il posto a un periodo di disorientamento e a stagioni di prosa invase, con le dovute eccezioni, da fenomeni televisivi. La politica, spiega l’autore, è sempre più disinteressata al teatro, i tagli sempre più ingenti, la drammaturgia contemporanea in forte difficoltà. Il dramaturg inoltre, la figura in grado di dare una linea coerente ai cartelloni dei teatri, in Italia non ha fortuna e il discorso delle scene diviene così frammentario, incapace di cogliere l’interesse degli spettatori. In un contesto tanto complesso, Si potrebbe cominciare dalla fine prende i contorni di una forma di resistenza culturale, di un monito. E Galatea Ranzi, come Marisa Fabbri diva senza divismi, testimonia con la sua interpretazione efficace e misurata che un teatro di qualità, fatto di studio, talento e passione, è ancora possibile.

Video: Galatea Ranzi in “Si potrebbe incominciare dalla fine”,  omaggio a Marisa Fabbri

 

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