Libri. “Sete d’amore” di Yukio Mishima. Recensione

Pubblicato per la prima volta nel 1950, terzo romanzo di Yukio Mishima, “Sete d’amore” è pervaso di quello straziante erotismo che caratterizza il grande scrittore giapponese. 

Narra di Etsuko, giovane vedova che, dopo la morte dello sposo, si trasferisce presso la famiglia del suocero, gente dedita alla cura della campagna. Etsuko diventa l’amante dell’anziano padre di suo marito per forza d’inerzia, per pigra condiscendenza subisce le sue avances, sottomettendosi senza ragione né piacere. Nella loro grande casa vive Saburõ, un adolescente al loro servizio, del quale Etsuko s’innamora, incapace di nascondere le proprie emozioni. Tutto il parentado si accorge che la donna è invaghita del ragazzo, tranne l’interessato. Divampa una passione sopra le righe, cieca e irragionevole, malgrado non si sfiorino neppure con un dito.

Affascinante il resoconto dei sentimenti, la narrazione dei gesti quotidiani che compongono la sinfonia agreste della vita di quella famiglia. Etsuko dilaniata prima dalla gelosia verso il marito infedele, si schiude poi mostrando una personalità masochista e spietata: Mishima ci offre il ritratto di un personaggio complesso, folle, caparbio nella costante pratica di negarsi e di dare piacere. “Sete d’amore” rapisce come un flauto magico, conduce di corsa a un finale imprevedibile, del quale non voglio annunciare nulla, per non togliere seduzione all’avventura di chi si addentra in questa composizione magistrale. 

Da questo libro nel 1966 è stato tratto un film, diretto da Koreyoshi Kurahara, intitolato “Desiderio d’amore”.

Sete d’amore

Youkio Mishima

Guanda editore

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