Libri. Donato Cutolo, “19 dicembre ’43”: una storia nella Storia

ROMA – Alcuni racconti sono circolari, morbidi, nonostante si affianchino ad argomenti spinosi. 

Restituiscono un abbraccio, pur muovendo i propri passi su un terreno duro, accidentato, tragico; pur avendo come sfondo le vicende della Seconda Guerra Mondiale.
E’ il caso di 19 dicembre ’43, terzo libro di Donato Cutolo – edito dalla casa editrice Zona – che dopo Carillon (2009) e Vimini (2012) sceglie di cimentarsi in una narrazione in cui il conflitto, la sua violenza e la portata distruttiva di quest’ultima fanno i conti – prima ancora che con un’opposizione fisica – con legami che Resistono non facendo null’altro che seguire la propria natura: quella d’essere essi stessi partigiani. 

“Il livido inverno del 1943 – leggiamo dalla quarta di copertina –  fu per l’Italia una delle stagioni più tragiche della storia. I personaggi di questo romanzo, da qualche parte sull’Appennino, vivono – schiacciati tra la ferocia nazista e l’avanzata alleata – un presente di stenti e paura, notti illuminate dalla forza maligna dei bombardamenti, giorni di espedienti e fughe. Mentre si prepara la guerra partigiana e i treni dei deportati solcano la pianura, Ettore coltiva il suo amore per Ada e, al di là di ogni ideologia, sentimenti di libertà e giustizia che verranno messi assai duramente alla prova, come in una Resistenza solitaria e disperata”.

Padre.

Mi ci vuole coraggio a mettere la penna sul foglio, perché poi, quando rileggo, prendo tutto per buono, l’inchiostro resta e quelle parole diventano per me una condizione dalla quale non fuggo, in nessun modo,

Prende piede da qui il racconto, da una lettera la cui lettura è affidata alla voce narrante di Paolo Rossi, inserita nel cd – allegato al volume – contenente la colonna sonora dell’opera, firmata da Fausto Mesolella, lead guitarist degli Avion Travel, e Daniele Sepe, tra i più apprezzati sassofonisti in Italia. 

Ebbene, “Play, Pause, Rewind, Forward”: 19 dicembre ’43 è un lavoro multimediale, nell’ambito del quale la musica supporta le parole per delineare i contorni della storia d’amore tra Ettore – che intraprende un viaggio in direzione contraria a quello di Ulisse, dalla terra al mare – e Ada, moderna Penelope che non tesse, ma cuce e ricama. Nulla di più adatto: l’intero romanzo somiglia ad un filo, sottilissimo e dal colore tenue, che intreccia vite, vicende storiche, terre ferite dal passaggio dei vagoni dei deportati e fazzoletti che testimoniano il lascito umano di chi a casa non è mai tornato. 

I vecchi dicono che non è come perdere a briscola, o a scopa: “Chi ha vissuto la guerra ha perso per sempre, in ogni gesto, in ogni cosa che farà”. E probabilmente hanno ragione: le poche volte che ho assaporato la vittoria, quella aveva un gusto torbido, amaro. Ne ho pure pianto. 

Tra le pagine, un percorso di indagine e consapevolezza. Cerca, Ettore. La sua amata, se stesso, le tracce di quanto intende recuperare. Cerca in un paesaggio la cui devastazione è solo abbozzata, suggerita, un quadro accennato e non definito, in cui a rendere giustizia alla realtà dei fatti è solo la delicatezza di alcune descrizioni, delle loro sfumature, perché questo non è un romanzo sulla guerra, ma nella guerra; cerca laddove delle abitazioni  rimane solo uno scheletro, ma resta meravigliosamente in piedi una biblioteca. 

É  inevitabilmente da qui che la storia “apre”. Ad altre vie, ad altra interpretazioni. Alla verità. Il passato si alterna al presente, la vita alla morte. 

Del resto, “anche in quest’opera – suggerisce la sinossi del libro –  Donato Cutolo offre alla trama svolte sorprendenti tra il fragore della realtà e la magia del sogno, come se sulla linea sensibile che li unisce e li divide si giocasse il senso stesso della storia, quella con la maiuscola, e di tutta l’esistenza umana”. 

Tant’è. È quest’ultima l’interesse primo dell’autore; un interesse disposto a scavare tra le macerie pur di raccontare gli sforzi che comportano alcune consapevolezze.  Pur di raccontare che alcuni viaggi durano centinaia di chilometri, ma quelli  fondamentali sono fatti di centimetri. 

Si misurano così le distanze tra anime. 

E quelle degli amanti si ricongiungono in mare. 

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