“Km 123”, il nuovo romanzo non-romanzo di Andrea Camilleri. Recensione

Giulio Davoli è un imprenditore edile spregiudicato e disonesto. Di ritorno da Grosseto, Giulio ha un grave incidente al chilometro 123 di via Aurelia, in direzione Roma, e, ricoverato d’urgenza per la frattura della mascella, non può più rispondere alle chiamate e ai messaggi della sua “più intima” e giovane amante, Ester, i quali vengono “intercettati” dalla moglie Giuditta.

È qui che questo incipit dai toni passionali vira bruscamente verso il nero del mistero, dando inizio al nuovo romanzo giallo di Andrea Camilleri, “Km 123”, edito da Mondadori. Dalla testimonianza dell’automobilista che ha salvato Giulio, infatti, quello in cui è rimasto coinvolto l’imprenditore non sembra un incidente, bensì un tentato omicidio. Ma chi ha deciso di fare fuori Giulio Davoli? Sarà forse la moglie, Giuditta, che, per vendicarsi dei numerosi tradimenti, lo ha denunciato alla Finanza per le irregolarità di un suo cantiere che si trova proprio al chilometro 123 dell’Aurelia? O l’amante, Ester, che scoprirà di non essere l’unica nella disordinata vita amorosa extra coniugale di Giulio? O, ancora, il marito di Ester, un giovane avvocato che, forse, sa più di quello che vuole far credere? Mentre gli eventi precipitano, l’unico che sembra ostinatamente voler far luce sulla vicenda è l’Ispettore di Polizia Bongioanni, ma siamo sicuri che abbia imboccato la strada giusta?

Raccontare la trama di “Km 123”, l’ultima fatica letteraria del Maestro Camilleri, fa sembrare questa storia un giallo come un altro. In realtà questo nuovo romanzo ha una struttura così insolita, da poterlo definire un “non-romanzo”. Dimenticate, infatti, descrizioni, discorsi diretti, capitoli e perfino quel geniale dialetto siciliano squisitamente letterario che caratterizza le storie di Montalbano. “Km 123” è un insieme di dialoghi, lettere, articoli di giornale, mail, messaggi e rapporti di polizia che, in maniera immediata, dinamica e piuttosto originale, ricostruiscono la storia dei protagonisti del giallo con un ritmo sempre più incalzante. Più che di fronte a un romanzo vero e proprio, quindi, sembra di vedere la puntata di una serie Tv o una di quelle docu-fiction che ricostruiscono casi reali anche attraverso documenti e intercettazioni originali. Insomma un vero e proprio esperimento letterario che sfida la lingua a volte fin troppo immediata del Web e dei Social Network, senza, però, farci sentire la mancanza della lettura. Non è la prima volta che Andrea Camilleri, nonostante abbia superato le novanta primavere, dimostra di saper sperimentare, con audacia e successo, strutture ben lontane dal giallo classico. I lettori più affezionati ricorderanno, senza dubbio, “Acqua in bocca”, scritto a quattro mani con Carlo Lucarelli ed edito nel 2010 da MinimumFax, nel quale, con una struttura molto simile, Salvo Montalbano e Grazia Negro, gli eroi nati dalla penna dei due autori, si ritrovano a indagare insieme, dal nord al sud Italia. A quasi dieci anni di distanza, Camilleri ha dato vita a un progetto analogo e, forse, ancor più riuscito, che dimostra ancora una volta come la scrittura non abbia età, né confini.

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