Madonna e le Pussy Riot insieme sul palco

ROMA – Le Pussy Riot saliranno sul palco con Madonna il prossimo cinque febbraio sotto i riflettori del Barclays Centre di Brooklyn per il concerto di Amnesty International. L’evento ha un significato particolare, specialmente dopo tutte le vicende politiche che, in passato, hanno colpito la punk band.

Infatti, è di fondamentale importanza ricordare che le Pussy Riot sono un collettivo femminile intellettuale e musicale russo, attivista sotto tutti profili. La giovane band, come si evince dalla denominazione, lotta per i diritti femminili fin dalla sua nascita, e questa battaglia le è costata cara. Difatti, nel marzo del 2012, il gruppo era stato accusato, e poi arrestato, di “teppismo e istigazione all’odio religioso” per una sua esibizione anti-Putin, durante la messa, sull’altare della Cattedrale di Cristo Salvatore. Dopo questo atto non autorizzato, irresponsabile agli occhi della Chiesa, le tre ragazze della band hanno rischiato ben tre anni di galera. Questa pena eccessiva, secondo una morale umana, ha scatenato un gran polverone e la stessa Madonna, che al tempo si trovava a Mosca per un concerto, si è unita ad altri grandi nomi come Sting, i Red Hot Chili Peppers e Peter Gabriel nel chiedere una giusta dose di benevolenza per le tre ragazze. La popstar americana ha pregato per la loro liberazione, attirandosi anche diverse critiche da parte dei conservatori, ma  mantenendo fede alla sua linea ideologica contro la censura. E oggi, dopo aver trascorso un anno di reclusione nelle carceri siberiane, Nadia Tolokonnikova (22 anni) e Maria Aljokhina (24 anni) stanno riprendendosi la loro rivincita, seppur non cantando, suonando con Madonna a New York; la notizia è stata annunciata dalla stessa Amnesty International, secondo l’edizione online del Time. Madonna si è dichiarata entusiasta: “Ho ammirato il loro coraggio e sostenuto il loro impegno e sacrificio in nome della libertà di espressione e dei diritti umani”. E non posso far altro che concordare con lei: è inaccettabile che l’istituzione della Chiesa abbia contribuito a una tale condanna nei confronti di ragazze così giovani, specialmente per tutto quello che predica. Perdonare il prossimo non è cosa facile neanche per essa, porgere l’altra guancia non deve essere solo un detto diffuso giusto per la bellezza del valore che esprime, esso deve essere seguito, da tutti quanti, a maggior  ragione in determinati climi politici, sociali ed economici. Magari il loro gesto è stato un tantino provocatorio, questo sì, ma, io mi chiedo, non è anche giusto domandarsi cosa possa scatenare un determinato atto? Non dovrebbe essere la Chiesa stessa, in quanto casa spirituale, a fermarsi un attimo a riflettere su ciò che le avviene intorno mostrando un po’ di tolleranza in più?     

Condividi sui social

Articoli correlati