“L’avversario”: Emmanuel Carrére magnetizza. Recensione

Ne L’avversario, Emmanuel Carrère ricostruisce la storia, realmente accaduta, di Jean – Claude Romand, un uomo che nel 1993 tenta il suicidio dopo aver brutalmente ucciso la moglie, i due figli e i suoi genitori. Le indagini rivelano che Romand, che si era da sempre dichiarato laureato in medicina e medico all’Oms, è un impostore.

Ogni aspetto della sua vita è una menzogna, un’insostenibile impalcatura creata per sostenere la finzione. Un giorno questa messa in scena, spacciata per diciassette anni, crolla e Romand  con lei. La morte è la condanna inflitta a chi non deve assistere alla fine di questa recita, dietro la quale non esiste nulla. Il libro è l’affascinante tentativo di Carrère di dare un senso, con il piglio trascinante del grande scrittore, a ciò che appare inspiegabile. Carrére stesso, interagendo con il protagonista, diviene personaggio. Jean Claude Romand, il criminale, è un uomo gentile, o almeno così appare, che tutti i giorni supera il confine francese per recarsi in Svizzera dove passa il tempo a camminare nei boschi, sosta nella reception del palazzo dell’OMS a Ginevra dove dice di essere impegnato come medico, quando invece non fa nulla. Romand vive sfruttando i risparmi che si fa dare dai suoi fingendo di investirli negli ambienti giusti. Fino all’epilogo atroce, assurdo.

Il fatto ai primi degli anni ’90 ha scosso la Francia, al punto che sul caso sono stati girati un paio di film. Ma anche a distanza di decenni questa storia incredibile scuote, tanto più in un momento in cui, grazie al proliferare dei rapporti virtuali, l’abitudine di fingersi ciò che non si è, dilaga. Il caso Romand, senza giungere alle estreme conseguenze, richiama alla mente molti individui simili, anche se quasi mai la menzogna raggiunge tali livelli di follia. “L’avversario “ è la cronaca di una psicosi, il dramma di un uomo che non riesce a darsi un’identità propria, un individuo che vive di apparenza. Ma qui sta il punto dolens che ci riporta all’inconscio collettivo: quante persone vivono d’immagine senza interiormente “essere” quello che dichiarano? Certo la straordinarietà del caso è un’eccezione ma, come si suol dire, conferma la regola. In tutto ciò Carrère, da maestro, porta a lievitazione con grande suspense un problema che tocca nel profondo il mistero della nostra identità. 

L’ avversario

Emmanuel Carrère

Traduttore: E. Vicari Fabris

Editore: Adelphi

Collana: Fabula

Anno edizione: 2017

Pagine: 169 p. , Brossura

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe